Oggi anderò a sentire i pifferi, e domani a scuola: per andare a scuola c’è sempre tempo”. Pinocchio decide di svendere l’abecedario per vedersi uno spettacolo di burattini. È il bivio davanti al quale ci troviamo ogni mattina, obbedire a ciò che da senso profondo alla nostra vita o seguire l’istinto di ciò che si fa senza fatica e provoca piacere immediato. In “L’avventura di PinocchioFranco Nembrini mette a tema l’esercizio della libertà nella responsabilità di vivere il presente, commentando i capitoli dal nono all’undicesimo della favola di Collodi. Pinocchio ha appena ricevuto il perdono di Geppetto, che lo ricostruisce, lo veste e gli dona tutto, fino a vendersi la giacca per dargli l’abecedario, segno della ragione che ci rende umani e ci lega con la realtà. Libero di scegliere il bene, si lascia sedurre dal teatro dei burattini. Questa volta non è solo una fuga dal Padre, ma una fuga da sé stessi in un modo che tocca tutti noi ogni giorno: il burattino non sceglie e non disprezza la Verità, ma la rimanda a “domani”. Uno stratagemma che spesso usiamo tutti noi, ingigantiamo il desiderio, proponendoci di farlo meglio in futuro. Ma né nel futuro e né nel passato vive l’uomo adulto, ci ricorda Nembrini. L’uomo vero vive nel presente e la vera esperienza religiosa è quella che ti fa vivere pienamente l’istante e ad esso rimanda, non proiettando né nei sogni e né nei ricordi. Il rischio è di finire presto a svendere la propria ragione, come fa Pinocchio. Dalle mani amorevoli di un padre come Geppetto si arriva facilmente a quelle di un padrone che vede tutti i burattini uguali, come Mangiafuoco che infine vuole bruciarlo per potersi preparare un bel montone arrosto ben cotto. Cosa salva Pinocchio da questa triste sorte? La memoria del Padre sconfigge anche la durezza del potere, il quale vuole le cose ordinate secondo un determinismo ben preciso, per una legge “scientifica” in cui tutti siamo condizionati da qualcosa e infine non siamo liberi. L’appartenere a qualcuno, l’essere figli e non solo cose, ci libera da tutte le catene che nel mondo ci muovono ad agire, come i fili dei burattini. Una libertà che è quella che la Chiesa cerca di difendere, per tutti, quando ricorda la presenza di Dio. Con questa forza non si salva solo sé stessi, ma anche gli altri con gesti estremi, come fa Pinocchio che per salvare il povero Arlecchino avrebbe bruciato al posto suo. Ritornare al Padre anche in questo modo consente a Pinocchio, non solo di riacquistare la libertà e donarla agli altri, ma anche di ricevere in dono cinque monete d’oro per riparare a tutto il male che aveva fatto. Sulla strada, però, si troverà presto davanti ad un nuovo bivio: l’incontro con il Gatto e la Volpe, segno del male che viene da fuori, gli impedirà di tornare da Geppetto, mettendo in gioco anche la sua vita.

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17 Gennaio 2017

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