Nel ristorante di un albergo di Canicattì si svolge un seminario sui rapporti tra criminalità organizzata e politica alla presenza delle personalità più autorevoli del paese, mafiosi compresi. Tra i relatori c’è Rosario Livatino, sostituto procuratore del Tribunale di Agrigento. Il discorso del “giudice ragazzino”, scandisce il ritmo della vicenda, che si snoda alternando episodi di cronaca a frammenti della vita del magistrato. Mosso da un sincero ideale di giustizia Livatino è schierato in prima linea nella lotta ai clan della zona. Due famiglie, appartenenti alla stessa cosca, si contendono il comando del territorio agrigentino: quella di Antonio Forte e quella di Giuseppe Migliore. Per un gioco del destino, il boss Migliore è suo vicino di casa. Ogni mattina, Rosario attende alla finestra che questi esca, per evitare di incontrarlo. Livatino vive con gli anziani genitori, Rosalia e Vincenzo, in un appartamento modesto. Nella sua esistenza, regolare e metodica, nonostante la professione esercitata, subentra un sentimento d’attrazione, per l’avvocatessa Angela Guarnera, designata a difendere un uomo da lui inquisito. Tra i due inizia una tenera relazione, troncata alla vigilia del matrimonio, a causa dei pericoli cui la vita del giovane Livatino è esposta. Le minacce contro la famiglia non lo spaventano e emette una raffica di ordini di cattura, di cui uno ai danni del suo vicino di casa Migliore. Il suo equilibrio comincia a vacillare quando le persone di cui si fida, l’anziano collega Saetta e il maresciallo dei carabinieri Guazzelli, vengono trucidate dai sicari di Cosa Nostra. La mattina del 21 settembre 1990, mentre percorre la superstrada per Agrigento, viene affiancato da una moto e da un’auto nera. Due proiettili gli fanno esplodere il lunotto posteriore; ferito, esce dalla macchina e rotola per una scarpata. Uno dei killer lo raggiunge e lo fredda con un colpo di rivoltella alla bocca. REGIA: Alessandro Di Robilant

17 Marzo 2017

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