Domenica ore 9.20

Le ultime parole sulla croce di Tito, il ladrone di De Andrè, ci hanno riconsegnato il testo del Decalogo, le dieci parole di Dio. Che sono parole di vita se trovano compimento nell’amore, come ha compreso Tito alla fine della vita. A partire da quella prima parola, il primo dei Dieci Comandamenti che ora cominceremo ad esaminare. “Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio al di fuori di me” sono parole segno di amore, c’è quel “tuo” che lo rivela come quell’ordine che tende alla esclusività. Un amore, questo del Dio che parla a Mosè, che è un amore esclusivo, geloso ma è anche un amore fedele. Un Dio che è fedele, che resta fedele malgrado il popolo eletto, il “suo” popolo, non sia rimasto spesso fedele. Lo si vede proprio mentre Dio detta i suoi comandamenti, proprio in quel momento infatti, il popolo d’Israele, forse preso dalla paura, frose dalla fretta, si crea il proprio dio, un idolo. La fretta e la paura accompagnano l’uomo fin dalle sue origini: il voler tutto e subito. E invece il ritmo di Dio non è il nostro ritmo.

L’uomo che per sua natura è naturalmente religioso, e crede sempre in qualcosa o qualcuno, può vivere questa religiosità in modi anche opposti: c’è Mosè che parla con Dio faccia a faccia e riceve a ascolta la sua parola, e c’è Aronne che cede alla richiesta di un idolo a cui inginocchiarsi da parte del popolo frettoloso, che vuole fare di testa propria, che fa fatica a fidarsi. L’altra faccia della religiosità è l’idolatria dove non sei nel giusto rapporto con Dio creatore ma è l’uomo che diventa creatore e crea il suo dio e, paradossalmente quanto inevitabilmente, ne diventa schiavo. L’idolatria ci rende schiavi mentre la fede ci rende liberi. Il potere (un toro), la ricchezza (un toro d’oro) sono i nostri idoli, un Dio che controlliamo e che ci mettiamo in tasca (e che finisce per controllarci). Le parole di Dio ad un piccolo popolo hanno cambiato il mondo, un mondo all’epoca di Mosè interamente politeista, e ci hanno mostrato come gli idoli finiscono per frantumare l’uomo mentre solo in Dio troviamo il nostro senso, in Colui che ci ripete “Io sono il Signore Tuo Dio”.

 

14 Marzo 2016