Quasi 68 anni e 4 volte il giro del mondo a piedi, Marco Olmo è piemontese verace, ultra-maratoneta, specialista delle corse estreme, vincitore di una Desert Cup, campione mondiale di ultra-running: appartiene al gruppo dei fanatici che corrono in posti assurdi come alta montagna o deserto: per esempio  163 km sul Monte Bianco in 21 ore, 240 km nel Sahara… Correre sulla pista non lo emoziona perché “non c’è nulla da vedere, non c’è un paesaggio”.

http://www.associazioneglielementi.it/wp-content/uploads/2015/10/1428860130.jpgVenendo da un paesino delle montagne cuneesi, Robilante, ha iniziato a correre in quel tipo di paesaggio e da lì è nata la sua passione che oggi è tutta la sua vita. “Mentre corri pensi alla tua vita a non sprecare l’occasione buona”. La corsa è anche “una vendetta”. È nato nel secondo dopoguerra in mezzo alla povertà delle valli della “civiltà del castagno”, dove il lavoro era tanto: “d’estate si andava al pascolo, i più fortunati andavano all’oratorio, io solo ogni tanto perché dovevo lavorare e per questo  ero escluso quando giocavo a calcio”. L’altra vendetta è “verso la società che ci fa abbandonare la terra per essere semplici dipendenti di un’ azienda.”

“Finché la salute te lo permette perché fermarsi?” La corsa è “la base di tutto, per il fiato”, per questo ha cominciato a correre, ma ormai ogni giorno corre almeno un’ora e mezza se non di più. “La corsa sei solo tu, con le tue gambe e il tuo cervello da gestire”, senza allenatore perché “sono uno spirito libero e mi alleno così”. Grazie alla sua corsa però ha stretto molte amicizie e nella sua vita non è solo: sposato da 38 anni, sua moglie lo sostiene, spronandolo e talvolta frenandolo.

“Il miglior tempo” è il titolo del suo libro che racchiude alcuni consigli pratici ma soprattutto il senso del presente, il miglior tempo da vivere perché “il passato non serve più a niente” e “la vita va avanti come un fiume corre  verso il mare …”

http://st.ilfattoquotidiano.it/wp-content/uploads/2014/12/marco-olmo-2-675.jpgIl sacrificio è nella sua vita perché “la fatica è una cosa normale: molta gente corre oggi per liberarsi dallo stress”. Ma preferisce le palestre, con la musica nelle orecchie. Per Marco Olmo è meglio la corsa vera in cui “sentirsi respirare” e sentire il mondo intorno. C’è bisogno di silenzio, di rapporto con la natura, di semplicità.

“Nelle competizioni sono giudicato ma anche ammirato per la mia età”. Non è l’unico e come lui ce ne sono altri, non tanti, tutti guidati dal principio per cui sia meglio “non adagiarsi sugli allori”. Non è mai troppo tardi per partire e fare qualcosa, è il messaggio che dà anche ai giovani.“oggi siamo scoraggiati dai grandi campioni” che stravolge la vita, “una lama a doppio taglio che se non sei come loro, se non ci riesci, sei un fallito”.

Marco Olmo, ospite di Soul sabato 4 febbraio su Tv2000 alle 12.20 e 20.30, racconta la sua vita e la corsa estrema

A Cura di Giuliano Cattabriga

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3 Febbraio 2017