Martedì in seconda serata

Nella ventiduesima puntata di Retroscena – I segreti del teatrotelecamere puntate su due registe e due storie, prossimamente sul palcoscenico, che hanno in comune la voglia di cambiare e di crescere, di educare al piacere del pensiero e delle emozioni: la storia del maestro Alberto Manzi, star della televisione anni ’60 e inventore della didattica a distanza, messa in scena da Daniela Nicosia e il racconto di un mondo in cui le emozioni fanno paura, nello spettacolo 10mg della regista Elisabetta Mazzullo.

Non è mai troppo tardi è il titolo di un programma celeberrimo della televisione in bianco e nero che portò nelle case di milioni di italiani un maestro che dal 1959 al ’68 insegnò a leggere e scrivere a una moltitudine di persone prive della licenza elementare: l’uomo in questione è Alberto Manzi, volto e personaggio amatissimo che può considerarsi l’inventore della didattica a distanza oggi imposta dalle restrizioni in materia sanitaria. Ne ripercorre le vicende umane lo spettacolo Alberto Manzi: storia di un maestro, scritto e diretto da Daniela Nicosia del TIB Teatro di Belluno.  Maestro innovativo e rispettoso delle singole diversità, creativo e anticonformista, Manzi era mosso dalla convinzione che alfabetizzare fosse necessario per evadere dal carcere dell’ignoranza, dalla gabbia che genera violenza, dai modelli autoritari e dall’emarginazione sociale. “Il suo operato andava oltre i banchi di scuola, significava educare all’abitudine di pensare” dice l’autrice e regista a Retroscena.

Ancora l’educazione alle parole e quindi al pensiero al centro della tragicommedia 10mg scritta da Maria Teresa Berardelli e diretta da Elisabetta Mazzullo, in prova al Teatro Gobetti di Torino e in attesa di andare in scena. Il titolo è un chiaro riferimento a una pillola il cui principio attivo svolge la funzione di anestetizzare qualunque emozione che viene considerata negativa, dall’ansia allo stress, dal dolore alla tensione. In questo mondo futuribile e distopico i protagonisti hanno tutti una difficoltà dell’anima, qualcosa che li decentra e per questo motivo si rivolgono a un medico che possa risolvere le loro ansie con una pasticca. Ma si può ed è giusto eliminare il dolore dalla nostra esistenza? “Si può fare, ma rimuoverlo significa rimandare il problema” risponde Elisabetta Mazzullo a Retroscena, che continua: “La parola può essere una forma di cura. Si è perso l’uso di una parola buona che possa aiutare se stessi e le persone accanto. Come se queste espressioni fossero staccate da noi”.

In conclusione, l’appuntamento con la “sand artist” Gabriella Compagnone che anche quest’anno realizza in esclusiva per Retroscena le sue emozionanti creazioni sulla sabbia.

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16 Aprile 2021

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