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Il provvedimento ‘Muslim Ban’, la ‘messa al bando’ dei musulmani, e la conseguente corsia preferenziale per i richiedenti asilo cristiani del presidente Usa, Donald Trump è “una politica pericolosa” che “avrà gravi conseguenze”. Così ai microfoni del Tg2000, il telegiornale di Tv2000, il direttore generale della Fondazione Migrantes (Cei), mons. Giancarlo Perego e il direttore di AsiaNews, padre Bernardo Cervellera, hanno espresso l’unanime disapprovazione nei confronti del nuovo piano per l’immigrazione degli Stati Uniti.
“E’ una scelta – ha commentato mons. Perego – che oltre ad essere sbagliata sul piano politico, sarà grave sul piano culturale perché indica una correlazione sbagliata tra terrorismo e islamismo. Avrà conseguenze gravi: invece di portare avanti percorsi di dialogo porterà ad una diffidenza reciproca e una contrapposizione. E’ una scelta grave sulla quale speriamo il movimento culturale e religioso possa portare i politici a rileggerla poiché contraria alla stessa democrazia americana”.
“Trovo che sia una politica – ha aggiunto padre Cervellera – difficile e pericolosa. In Medio Oriente ci sono persone musulmane colpite e perseguitate dall’Isis. Cristiani e musulmani hanno vissuto insieme per secoli in Medio Oriente. Ora fare una distinzione, anche se comprensibile perché i cristiani non trovano aiuto in tante parti, crea un’immagine confessionale dei conflitti. Questo è molto pericoloso”.
“Queste scelte – ha sottolineato mons. Perego – non fanno altro che aggravare persecuzioni e contrapposizioni anziché salvaguardare i cristiani che oggi sono perseguitati in almeno 59 Paesi del mondo”.
“Muoversi in difesa dei cristiani – ha ribadito padre Cervellera – è un discorso pericoloso. Così si discrimina all’origine, si strappa dal terreno del Medio Oriente il tessuto che ha messo insieme cristiani e musulmani. In più si mette in mano ai fondamentalisti musulmani un’arma per attaccare l’Occidente cristiano”.
Il ‘Muslim Ban’ di Trump, ha concluso padre Cervellera, è “una mossa azzardata. Gli Usa stanno cercando una sicurezza ma è difficile da quantificare perché sono stati esclusi Paesi come l’Arabia Saudita e il Qatar che sono noti per sostenere i gruppi di fondamentalisti che lottano in Siria ma anche Paesi, come l’Iran, che vorrebbero entrare in dialogo con la Comunità internazionale”. Servizio di Pierluigi Vito

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30 Gennaio 2017

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