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Più di 13mila pagine e oltre 900 fascicoli che raccontano la storia di 15mila persone coinvolte nei crimini nazi-fascisti commessi in Italia durante la Seconda guerra mondiale e in particolare dopo l’8 settembre 1943. Dal 18 febbraio 2016 sono consultabili on-line nel sito dell’archivio della Camera. Lo ha annunciato la Presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini.
Attraverso il sito internet dell’Archivio storico della Camera (www.archivio.camera.it) sono a disposizione del pubblico centinaia di documenti acquisiti dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui crimini nazifascisti durante la Seconda guerra mondiale. Si tratta della documentazione contenuta in quello che è rimasto alla storia come “Armadio della vergogna”. I faldoni furono ritrovati nel 1994 nella cancelleria della Corte Militare di Appello presso la procura generale militare, nel Palazzo Cesi-Gaddi di Roma in un armadio dalle ante rivolte verso il muro. A cercarlo era stato il procuratore militare Antonino Intelisano, il quale, indagando sull’ex SS Erich Priebke, estradato in Argentina, per l’eccidio delle Fosse Ardeatine, voleva riportare alla luce il processo a carico del capo di Priebke, ossia Herbert Kappler, comandante delle SS e della Gestapo a Roma, fatto nel dopoguerra.
I fascicoli, ormai desecretati, riguardano anche la documentazione relativa alle stragi di Sant’Anna di Stazzema, di Marzabotto, Monchio e Cervarolo. E poi di Lero, Scarpanto e degli eccidi dell’alto Reno, ma anche dell’eccidio di Cefalonia e Corfù culminata con l’uccisione degli ufficiali italiani della Divisione “Acqui” nei pressi della famigerata casetta rossa.
Nella XIV legislatura un’apposita Commissione parlamentare d’inchiesta si è occupata della vicenda dell’armadio della vergogna. La Commissione aveva il compito di indagare sulle anomale archiviazioni provvisorie e sull’occultamento dei fascicoli ritrovati a Palazzo Cesi, sede della Procura generale militare.
Negli archivi della Camera dei Deputati saranno consultabili i documenti che la Commissione d’inchiesta ha acquisito dagli archivi del Ministero degli Affari Esteri, dal Ministero della Difesa, dal Sismi, l’allora Servizio informazioni e sicurezza militare, del Consiglio della Magistratura Militare e del Tribunale di Roma.

19 Febbraio 2016