Martedì in seconda serata

Fabrizio Gifuni con il suo inedito reading dedicato ad Aldo Moro dal titolo Con il vostro irridente silenzio, è il protagonista della diciannovesima puntata di Retroscena – I segreti del teatro. Nella settimana in cui si ricorda il rapimento da parte delle Brigate Rosse di Aldo Moro, il 16 marzo 1978, e l’uccisione degli uomini della sua scorta, il programma di Michele Sciancalepore ricorda lo statista democristiano attraverso il doloroso e ostinato lavoro di drammaturgia che Gifuni ha realizzato a partire dalle lettere e il memoriale che Moro scrisse durante i suoi 55 giorni di prigionia. Perché il voluminoso materiale cartaceo è ancora avvolto da un assordante silenzio e una eclatante rimozione da parte di tutti noi? Possono le parole lucide e sferzanti di Moro avere un riverbero sulle nostre coscienze dopo i 43 anni che ci separano dalla sua tragica fine? Le risposte e le motivazioni di Fabrizio Gifuni a Retroscena in onda venerdì 19 marzo in seconda serata su TV2000.

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Con il vostro irridente silenzio. Studio sulle lettere dalla prigionia e sul memoriale di Aldo Moro: è questo il titolo completo del lavoro inedito che Fabrizio Gifuni ha tratto attorno al materiale scritto dallo statista democristiano dopo il rapimento e i 55 giorni di prigionia che culminarono con il suo assassinio. Una vicenda che ha squassato la società civile e la politica e che tuttora presenta molti punti oscuri. Come plumbei sono i motivi dell’assordante silenzio e la rimozione della maggior parte di queste carte successive al loro ritrovamento.  Un carteggio di 419 fogli di cui 245 pagine di memoriale e circa 90 lettere in cui Moro si rivolgeva ai familiari, agli amici, ai colleghi di partito, ai rappresentanti delle istituzioni ma di cui solo una piccolissima parte venne diffuso, perché si metteva in dubbio l’autenticità della fonte: Moro non è Moro, si diceva da ogni parte. È impazzito, è stato stordito, plagiato. Ma oggi, cosa è cambiato? Le parole di Moro possono avere una eco nelle nostre coscienze? È da queste domande che Gifuni è partito per il suo lavoro drammaturgico che definisce un esperimento teatrale e uno studio, e in cui procede non attraverso una narrazione o l’interpretazione degli avvenimenti, ma tramite la vibrante incarnazione delle parole di Aldo Moro. Un viaggio nei pensieri del grande politico che l’attore romano porterà di nuovo in scena alla riapertura dei teatri. “Lo spettacolo non è una canonizzazione di Moro – dice Gifuni a Retroscena – ma offre un quadro di luci e ombre sulla sua personalità. Le sue pagine finali raggiungono un livello di indagine negli abissi delle oscurità dell’animo umano degne dei personaggi shakespeariani. Lui stesso confessa di essersi trovato di fronte a vicende talmente abitate dal male da dover distogliere lo sguardo. Mai un uomo politico ha fatto una simile ammissione».

In conclusione, l’appuntamento con la “sand artist” Gabriella Compagnone che anche quest’anno realizza in esclusiva per Retroscena le sue emozionanti creazioni sulla sabbia.

15 Marzo 2021

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