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Volevano avere il pieno controllo del loro paese, ma i fautori di Brexit stanno ottenendo il risultato esattamente opposto. Mai come in questi giorni il Regno Unito sembra in preda al caos più assoluto.
L’ultima tegola sulla testa del referendum viene da uno dei maggiori studi legali del paese che ha intimato al governo di Londra di ottenere il voto del Parlamento prima di iniziare la vera e propria Brexit, pena l’inizio di un’azione legale contro Downing Street. Secondo questi avvocati, che rappresentano multinazionali e professori universitari, il referendum non ha valore legale e quindi senza un voto delle due Camere, i Comuni, quella elettiva, e i Lords, composta di nominati, non si può invocare il cosiddetto Articolo 50 del Trattato di Lisbona, che definisce le procedure di abbandono dell’Unione Europea.
L’esito di questo voto, però, non sarebbe affatto scontato. La stragrande maggioranza dei parlamentari, infatti, è a favore dell’appartenenza all’Unione Europea. D’altro canto, deputati e Lords, sanno bene di dover tenere conto della volontà popolare che si è chiaramente espressa il 23 giugno a favore dell’uscita dall’Europa.
Insomma la crisi costituzionale post-voto è ancora più grave di quanto previsto dagli esperti e di quanto sta accadendo a livello economico. La Gran Bretagna non ha una costituzione scritta né una Corte Costituzionale e il suo sistema legale si basa sui precedenti. Quando come in questo caso ci si avventura su una strada completamente nuova tutto è possibile e il caos, non il popolo, regna sovrano. Servizio di Giorgio Schiavoni

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4 Luglio 2016

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