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Dopo 6 anni e due mesi al timone del Regno Unito David Cameron lascia Downing Street. Ha perso il referendum su Brexit e se ne va. Gli succede la seconda donna premier nella storia della Gran Bretagna, Theresa May. All’ex ministro degli Interni la patata bollente della trattativa per trovare una nuova dimensione al suo paese. Nuovo governo, quindi, ma soprattutto un team totalmente dedicato a Brexit. Anche se la May era favorevole alla permanenza nell’Unione Europea, ora farà di tutto perché Brexit diventi un successo. Sfida davvero ardua, ma che le tocca affrontare rapidamente. Da Bruxelles, infatti, si chiede che Londra formalizzi l’uscita dall’Unione Europea quanto prima, come segno di chiarezza e rispetto per gli ex partners.
Se i conservatori al Governo hanno una strada impervia davanti a loro, non meno ripido è il sentiero su cui si è inerpicato il principale partito d’opposizione, il Labour. Quasi tutti i parlamentari hanno sfiduciato l’attuale segretario Corbyn per non aver condotto una convincente campagna referendaria anti-Brexit e a breve ci sarà la resa dei conti: il risultato potrebbe addirittura essere una scissione con la creazione di un nuovo partito e un’ulteriore frammentazione del panorama politico britannico.
Le ripercussioni economico-finanziarie del Referendum sono state finora tutto sommato contenute, ma la deflagrazione del sistema politico-costituzionale è inaspettato e dalle conseguenze imprevedibili. Servizio di Giorgio Schiavoni

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14 Luglio 2016

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