LUNEDÌ MARTEDÌ GIOVEDÌ ORE 20.50

Gli aiuti ai profughi ebrei e ai perseguitati furono assicurati dagli appartenenti alla Guardia di Finanza con mille espedienti e sotterfugi con il favoreggiamento per gli espatri clandestini, sia via terra che via mare, con l’ospitalità nelle caserme o nelle abitazioni private soprattutto a Roma. Non mancarono episodi in cui gli uomini delle fiamme gialle procurano documenti d’identità falsi pur di salvare le persone ricercate dai nazisti. A questi occorre aggiungere anche l’attività tesa ad arruolare i ricercati in qualità di finanzieri ausiliari. Di storie accadute a Roma, Genova, Milano e Madonna Tirano (SO) non ne mancano. Qui addirittura furono organizzati dei corsi. I finanzieri erano anche impegnati a sottrarre dalla deportazione individui già catturati e pronti a partire per una destinazione ignota. Un fenomeno che si verificò in larga misura a Roma, ma anche in alcune località di frontiera. L’azione della Guardia di Finanza si articolava anche sotto il profilo di raccolta e recupero delle informazioni attraverso diversi canali. Questo per permettere tempestivamente di avvertire la popolazione in caso di operazioni di rastrellamento già pianificate dalle autorità di polizia e/o tedesche d’occupazione (ruolo ricoperto principalmente dagli appartenenti al Comando Regia Guardia di Finanza per la città Aperta di Roma). In molti i finanzieri evitarono e chiusero un occhio nei casi in cui avrebbero dovuto provvedere al sequestro o alla confisca dei beni ebraici a Roma e in Emilia Romagna. A ciò si aggiunsero le attività di “corriere” o di “staffetta” in favore delle famiglie già espatriate, specialmente al confine con la Svizzera.

Il fenomeno riguardò i singoli appartenenti al Corpo, i quali, spesso coadiuvati dalle proprie famiglie, si adoperarono nel portare aiuto ai perseguitati sfruttando i propri compiti istituzionali; i reparti territoriali, specialmente quelli dislocati in zone di confine, furono in prima linea.

23 Gennaio 2019