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E’ la prima enciclica scritta da Giovanni Paolo II, pubblicata il 4 marzo 1979, a meno di cinque mesi dopo l’inizio del suo pontificato. Un’enciclica da rileggere e da riscoprire. 

“A Cristo Redentore ho elevato i miei sentimenti e pensieri il 16 ottobre dello scorso anno, allorché, dopo l’elezione canonica, fu a me rivolta la domanda: «Accetti?». Risposi allora: «Obbedendo nella fede a Cristo, mio Signore, confidando nella Madre di Cristo e della Chiesa, nonostante le così grandi difficoltà, io accetto». Così scrive nell’apertura della Lettera Enciclica Giovanni Paolo II e prosegue:”Quella mia risposta voglio oggi render nota pubblicamente a tutti, senza alcuna eccezione, manifestando così che alla prima e fondamentale verità dell’Incarnazione, già ricordata, è legato il ministero che, con l’accettazione dell’elezione a Vescovo di Roma ed a Successore dell’apostolo Pietro, è divenuto specifico mio dovere nella stessa sua Cattedra”.

Poi Giovanni Paolo II parla anche della scelta dei nomi, “che aveva scelto il mio amatissimo Predecessore Giovanni Paolo I. Difatti, già il 26 agosto 1978, quando egli dichiarò al Sacro Collegio di volersi chiamare Giovanni Paolo – un binomio di questo genere era senza precedenti nella storia del Papato – ravvisai in esso un chiaro auspicio della grazia sul nuovo pontificato”. Dato che quel pontificato è durato appena 33 giorni, aggiunge Giovanni Paolo II “spetta a me non soltanto di continuarlo, ma, in certo modo, di riprenderlo dallo stesso punto di partenza. Questo precisamente è confermato dalla scelta, da me fatta, di quei due nomi. Scegliendoli, dopo l’esempio del venerato mio Predecessore, desidero come lui esprimere il mio amore per la singolare eredità lasciata alla Chiesa dai Pontefici Giovanni XXIII e Paolo VI, ed insieme la personale mia disponibilità a svilupparla con l’aiuto di Dio”.

E conclude:”Attraverso questi due nomi e due pontificati mi riallaccio a tutta la tradizione di questa Sede Apostolica, con tutti i Predecessori nell’arco del ventesimo secolo e dei secoli precedenti, collegandomi via via, secondo le diverse età fino alle più remote, a quella linea della missione e del ministero, che conferisce alla Sede di Pietro un posto del tutto particolare nella Chiesa. Giovanni XXIII e Paolo VI costituiscono una tappa, alla quale desidero riferirmi direttamente come a soglia, dalla quale intendo, in qualche modo insieme con Giovanni Paolo I, proseguire verso l’avvenire, lasciandomi guidare dalla fiducia illimitata e dall’obbedienza allo Spirito, che Cristo ha promesso ed inviato alla sua Chiesa”. 

per leggere la Redemptoris Hominis integrale
http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_04031979_redemptor-hominis.html

11 Marzo 2019