#ROMA – Pubblichiamo il testo del Messaggio di Papa Leone XIV per la X Giornata
Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato, che sarà celebrata lunedì 1° settembre 2025, sul tema
“Semi di Pace e di Speranza”

Cari fratelli e sorelle!
Il tema di questa Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato, scelto dal nostro
amato Papa Francesco, è “Semi di Pace e di Speranza”. Nel 10° anniversario dell’istituzione della
Giornata, avvenuta in concomitanza con la pubblicazione dell’Enciclica Laudato si’, ci troviamo nel
vivo del Giubileo, “pellegrini di Speranza”. E proprio in questo contesto il tema acquista il suo pieno
significato.
Molte volte Gesù, nella sua predicazione, usa l’immagine del seme per parlare del Regno di
Dio, e alla vigilia della Passione la applica a sé stesso, paragonandosi al chicco di grano, che per dare
frutto deve morire (cfr Gv 12,24). Il seme si consegna interamente alla terra e lì, con la forza
dirompente del suo dono, la vita germoglia, anche nei luoghi più impensati, in una sorprendente
capacità di generare futuro. Pensiamo, ad esempio, ai fiori che crescono ai bordi delle strade: nessuno
li ha piantati, eppure crescono grazie a semi finiti lì quasi per caso e riescono a decorare il grigio
dell’asfalto e persino di intaccarne la dura superficie.
Dunque, in Cristo siamo semi. Non solo, ma “semi di Pace e di Speranza”. Come dice il
profeta Isaia, lo Spirito di Dio è in grado di trasformare il deserto, arido e riarso, in un giardino, luogo
di riposo e serenità: «In noi sarà infuso uno spirito dall’alto; allora il deserto diventerà un giardino e
il giardino sarà considerato una selva. Nel deserto prenderà dimora il diritto e la giustizia regnerà nel
giardino. Praticare la giustizia darà pace, onorare la giustizia darà tranquillità e sicurezza per sempre.

Il mio popolo abiterà in una dimora di pace, in abitazioni tranquille, in luoghi sicuri» (Is 32,15-18).
Queste parole profetiche, che dal 1° settembre al 4 ottobre accompagneranno l’iniziativa
ecumenica del “Tempo del Creato”, affermano con forza che, insieme alla preghiera, sono necessarie
la volontà e le azioni concrete che rendono percepibile questa “carezza di Dio” sul mondo
(cfr Laudato si’, 84). La giustizia e il diritto, infatti, sembrano rimediare all’inospitalità del deserto.
Si tratta di un annuncio di straordinaria attualità. In diverse parti del mondo è ormai evidente che la
nostra terra sta cadendo in rovina. Ovunque l’ingiustizia, la violazione del diritto internazionale e dei
diritti dei popoli, le diseguaglianze e l’avidità da cui scaturiscono producono deforestazione,
inquinamento, perdita di biodiversità. Aumentano in intensità e frequenza fenomeni naturali estremi
causati dal cambiamento climatico indotto da attività antropiche (cfr Esort. ap. Laudate Deum, 5),
senza considerare gli effetti a medio e lungo termine della devastazione umana ed ecologica portata
dai conflitti armati.
Sembra che manchi ancora la consapevolezza che distruggere la natura non colpisce tutti nello
stesso modo: calpestare la giustizia e la pace significa colpire maggiormente i più poveri, gli
emarginati, gli esclusi. È emblematica in tale ambito la sofferenza delle comunità indigene.
E non basta: la natura stessa talvolta diventa strumento di scambio, un bene da negoziare per
ottenere vantaggi economici o politici. In queste dinamiche, il creato viene trasformato in un campo
di battaglia per il controllo delle risorse vitali, come testimoniano le zone agricole e le foreste divenute
pericolose a causa delle mine, la politica della “terra bruciata”[1], i conflitti che scoppiano attorno alle
fonti d’acqua, la distribuzione iniqua delle materie prime, penalizzando le popolazioni più deboli e
minando la stessa stabilità sociale.
Queste diverse ferite sono dovute al peccato. Di certo non è questo ciò che aveva in mente
Dio quando affidò la Terra all’uomo creato a sua immagine (Gen 1,24-29). La Bibbia non promuove
«il dominio dispotico dell’essere umano sul creato» (Laudato si’, 200). Anzi, è «importante leggere
i testi biblici nel loro contesto, con una giusta ermeneutica, e ricordare che essi ci invitano a “coltivare
e custodire” il giardino del mondo (cfr Gen 2,15). Mentre “coltivare” significa arare o lavorare un
terreno, “custodire” vuol dire proteggere, curare, preservare, conservare, vigilare. Ciò implica una
relazione di reciprocità responsabile tra essere umano e natura» (ivi, 67).
La giustizia ambientale – implicitamente annunciata dai profeti – non può più essere
considerata un concetto astratto o un obiettivo lontano. Essa rappresenta una necessità urgente, che
va oltre la semplice tutela dell’ambiente. Si tratta, in realtà, di una questione di giustizia sociale,
economica e antropologica. Per i credenti, in più, è un’esigenza teologica, che per i cristiani ha il
volto di Gesù Cristo, nel quale tutto è stato creato e redento. In un mondo dove i più fragili sono i
primi a subire gli effetti devastanti del cambiamento climatico, della deforestazione, e
dell’inquinamento, la cura del creato diventa una questione di fede e di umanità.
È ormai davvero il tempo di far seguire alle parole i fatti. «Vivere la vocazione di essere
custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di un’esistenza virtuosa, non costituisce qualcosa di
opzionale e nemmeno un aspetto secondario dell’esperienza cristiana» (ivi, 217). Lavorando con
dedizione e con tenerezza si possono far germogliare molti semi di giustizia, contribuendo così alla
pace e alla speranza. Ci vogliono talvolta anni prima che l’albero dia i suoi primi frutti, anni che
coinvolgono un intero ecosistema nella continuità, nella fedeltà, nella collaborazione e nell’amore,
soprattutto se quest’amore diventa specchio dell’Amore oblativo di Dio.
Tra le iniziative della Chiesa che sono come semi gettati in questo campo, desidero ricordare
il progetto “Borgo Laudato Si’”, che Papa Francesco ci ha lasciato in eredità a Castel Gandolfo, come
seme che può portare frutti di giustizia e di pace. Si tratta di un progetto di educazione all’ecologia
integrale che vuole essere un esempio di come si può vivere, lavorare e fare comunità applicando i
principi dell’Enciclica Laudato si’.
Prego l’Onnipotente di mandarci in abbondanza il suo «spirito dall’alto» (Is 32,15), affinché
questi semi e altri simili portino abbondanti frutti di pace e di speranza.
L’Enciclica Laudato si’ ha accompagnato la Chiesa Cattolica e molte persone di buona
volontà per dieci anni: essa continui ad ispirarci e l’ecologia integrale sia sempre più scelta e condivisa
come rotta da seguire. Così si moltiplicheranno i semi di speranza, da “custodire e coltivare” con la
grazia della nostra grande e indefettibile Speranza, Cristo Risorto. Nel suo nome invio a tutti voi la
mia benedizione.
Dal Vaticano, 30 giugno 2025, Memoria dei Santi Protomartiri della Chiesa Romana
LEONE PP.

2 Luglio 2025

  • Montecitorio Selfie