Domenica ore 9.20

Nelle scorse puntata abbiamo parlato di molte parabole, e se è vero che le troviamo oggi nella Bibbia, inizialmente la parola veniva tramandata oralmente. Poi arrivò il papiro e infine il libro, con l’invenzione della stampa. Se pensiamo ad esempio allo scisma della Chiesa luterana da quella cattolica, lo scontro era proprio sul rapporto tra libro e tradizione: Martin Lutero diceva che conta solo il libro, mentre la Chiesa cattolica sosteneva che anche la tradizione è importante. Ma che cos’è la Bibbia, e perché è importante? O meglio, cosa ha prodotto la Bibbia nel corso dei secoli e millenni? La Bibbia non è infatti un libro che dà indicazioni storiche o informazioni utili. È bene ricordare in questo caso un’espressione che utilizzò Benedetto XVI: la Bibbia non è un libro informativo ma performativo. Non ci sono cronache di eventi, per questo va interpretata. Essa ha avuto un impatto talmente forte sulla cultura occidentale al punto che una parte di questa cultura è nata proprio su questo libro, rendendolo un testo inesauribile, che zampilla come acqua fresca. Ma chi è l’autore della Bibbia? Chi è che ne ispira gli autori, se non Dio? I testi biblici hanno infatti fecondato, e fatto germogliare, gran parte della cultura e della civiltà occidentale: pensiamo a Michelangelo, Bernini, Dante. Il grande poeta francese Paul Claudel qualificò la Bibbia come “il lessico della cultura occidentale”, mentre il critico canadese Northrop Frye lo nominò “il grande codice della cultura occidentale”. La cultura occidentale non si capirebbe infatti senza la Bibbia. Per i credenti la Bibbia è, insieme alla tradizione, la fonte della rivelazione di Dio, che si rivela all’uomo, non è l’uomo che con uno sforzo intellettuale Lo raggiunge. Rivelare significa togliere e rimettere il velo: da bambini si diceva che eravamo religiosi a livello naturale, ma una volta arrivati all’adolescenza siamo portati a mettere tutto in dubbio. E cominciamo a pensare che la Bibbia sia una storia fantastica, dimenticandoci di interpretarla. Ma la Bibbia è un dono che viene fatto all’uomo, spingendolo ad entrare in un rapporto di sempre maggiore comprensione. È una grande storia d’amore, e Dio stesso ha una storia: è un Padre che vuole bene ai suoi figli e per questo motivo racconta sé stesso. Però è anche un Padre misterioso, che non comprendiamo subito. Ci affidiamo prima a lui come bambini, poi entriamo in crisi e in seguito necessitiamo di recuperare questo rapporto a livello più profondo. Come nel bellissimo film di Tim Burton “Big Fish”, nella scena in cui il figlio cerca di avvicinarsi al padre per scoprire la sua vera identità, accusandolo di essersi sempre nascosto. Ma il padre era sempre stato lui stesso, si era sempre mostrato con sincerità. Era compito del figlio quello di conoscerlo, e di scoprire perciò il suo carattere, il suo vero volto. C’è quindi bisogno di non perdere questo rapporto misterioso, e di scoprire questo volto misericordioso di Dio che si rivela a noi nella Bibbia.

30 Maggio 2016