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È la fiducia nella Parola di Dio a vincere l’idolatria, la superbia e l’eccessiva sicurezza di sé. Nell’omelia della Messa a Casa Santa Marta, Francesco ricorda che essere un “buon cristiano” significa ascoltare ciò che il Signore dice sulla giustizia, sulla carità, sul perdono, sulla misericordia

Essere docili alla Parola di Dio, che “è sempre novità”. Questa l’esortazione del Papa nella Messa del mattino a Casa Santa Marta. Riflettendo sulla Prima Lettura, Francesco si sofferma sul rifiuto “da parte di Dio” di Saul come re, “profezia” affidata a Samuele.

I passi della corruzione

Il “peccato di Saul”, spiega il Pontefice, fu la “mancanza di docilità” alla Parola di Dio, pensando che la propria “interpretazione” della stessa fosse “più giusta”. È questa, chiarisce il Papa, la “sostanza del peccato contro la docilità”: il Signore gli aveva detto di non prendere niente dal popolo che era stato vinto, ma così non avvenne.

Quando Samuele va a rimproverarlo da parte del Signore, lui dice, spiega: “Ma, guarda, c’erano buoi, c’erano tanti animali grassi, buoni e con questi io ho fatto un sacrificio al Signore”. Lui non ha messo in tasca niente, gli altri sì. Anzi con questo atteggiamento di interpretare la Parola di Dio come a lui sembrava giusto ha permesso che gli altri mettessero in tasca qualcosa del bottino. I passi della corruzione: si incomincia con una piccola disobbedienza, una mancanza di docilità, e si va avanti, avanti, avanti.

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20 Gennaio 2020