Una statua in San Pietro lo raffigura con un lupo accovacciato ai piedi, in ricordo di un prodigio che gli attribuisce la tradizione. Quando viveva da eremita sui monti, l’asino che era il suo prezioso mezzo di trasporto fu sbranato appunto da un lupo, che poi Guglielmo prodigiosamente trasformò in mansueto animale da soma.

Dissuaso da un viggio in Terrasanta, si stabilisce sui 1.500 metri di Montevergine, presso Avellino. Nella chiesetta consacrata nel 1124, Guglielmo adotta la Regola benedettina con marcata accentuazione eremitica, anche se l’affluenza crescente di fedeli rende necessaria anche un’attività pastorale.

Fa nascere diversi monasteri in Irpinia e in Puglia. Prende così forma quella che sarà chiamata Congregazione Benedettina di Montevergine, e che avrà vita plurisecolare. Nel 1879 si fonderà poi con la Congregazione Cassinese.

Guglielmo muore nel monastero del Goleto. Il suo corpo verrà traslato nel 1807 dal Goleto a Montevergine, dove si trova tuttora. E lo stesso monastero, per tutta la durata della seconda guerra mondiale, sarà il rifugio segreto e sicuro della Santa Sindone di Torino.

25 Giugno 2019