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Antonio Zangara è figlio di Salvatore, ammazzato nell’83 dalla mafia per caso nel paese di Peppino Impastato, Cinisi. Era la guerra tra Corleonesi e palermitani, quando ogni giorno le pistole urlavano. Ma di Salvatore Zangara, che si trovava al posto di un boss da punire, la memoria svanisce. Le indagini si concentrano su sue ipotetiche collusioni, si parla di lui solo come figura collaterale, nei processi che riguardano altri atti criminali. Il figlio per tanti anni ha provato vergogna, perché in paese si pensava che, se l’avevano ammazzato, un motivo ci doveva essere. Perchè i boss mafiosi hanno continuato a mostrarsi con tracotanza, e facevano paura. Poi Antonio incontra don Ciotti, incontra Libera, scopre Peppino Impastato per quel che era, e non sarebbe ricordato senza un celebre film; capisce che deve a suo padre, e ai suoi figli ragazzini, la verità e la memoria, e comincia a girare nelle scuole, come testimone, e a chiedere giustizia, a parlare perfino davanti a papa Francesco. A Cinisi c’è una targa dedicata a Salvatore Zangara, sul luogo dell’assassinio: accanto, in evidenza, un’altra targa cita “Vietato divieto di affissione”. La battaglia continua.

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16 Febbraio 2019