In onda su Tv2000 l’intervista all’interno del programma ‘Soul’. “Don Milani stava nella Chiesa perché non poteva vivere ai margini. Walter Siti sbaglia, per noi ragazzi era un padre”

 

Roma, 16 giugno 2017. “Il Papa a Barbiana è un riconoscimento ufficiale per tutto quello che ha fatto don Milani. Francesco con questo gesto colma una serie di ferite che nel tempo ci sono state proprio nei rapporti con l’autorità ecclesiastica, soprattutto quella locale”. Lo ha detto l’attivista e saggista, Francesco Gesualdi, allievo di don Milani alla scuola di Barbiana, in un’intervista a ‘Soul’, il programma-intervista di Tv2000, condotto da Monica Mondo, in onda sabato 17 giugno 2017 alle ore 12.15 e 21.15 in occasione della visita di Papa Francesco a Barbiana il 20 giugno per il 50° anniversario della morte di don Lorenzo Milani.
“Don Milani – ha aggiunto Gesualdi – aveva una certezza granitica: dentro la Chiesa ci voleva stare perché ne aveva bisogno, ne aveva bisogno per il perdono dei peccati. Questo era il motivo per cui all’interno della Chiesa poteva essere giudicato estremamente rivoluzionario e al tempo stesso obbedientissimo. Poi il riconoscimento della Chiesa per il priore era importante perché si rendeva conto che l’essere messo ai margini dalla Chiesa allontanava i suoi parrocchiani e questo per lui era una sofferenza”.
“Da dove si ricavi l’idea – ha sottolineato Gesualdi – che Don Milani avesse un atteggiamento discriminatorio verso le donne questo non lo so. Posso dire assolutamente ‘no’. E’ un fatto che a Barbiana le ragazze fossero poche: il problema era che le famiglie non davano importanza all’istruzione delle giovani e quindi non le mandavano a scuola”.
“A chi ha sollevato sospetti su una presunta omosessualità del Priore, come lo scrittore Walter Siti nel suo contestato romanzo, – ha concluso Gesualdi – io rispondo in maniera categorica ‘no’. Ci voleva un profondo bene e che l’amore fosse la sua regola di vita traspare da tutti i suoi scritti. Lui ci voleva un bene così profondo che aveva rinunciato completamente a sé stesso: non faceva più una lettura per sé, tutto quello che faceva lo faceva per noi e lo condivideva con noi. Era una persona estremamente tenera e duro allo stesso tempo: come un padre. Il suo amore era l’amore di un padre e nessuno ha mai dubbi sull’amore di un padre”.

16 Giugno 2017