‘Ndrangheta, Michele Albanese: “Scorta ? Ha limitato rapporti con le fonti”
Giornalista minacciato si racconta al Tg2000: “Voglio tornare uomo e cronista libero ma non smetto di fare il mio lavoro. A volte la vita sotto protezione è inumana”
Roma, 06 settembre 2017. “Per un giornalista l’impedimento maggiore di essere sotto scorta è il rapporto con le fonti, per una ragione legata alla mentalità dominante: quella di stare lontano dalle divise dei carabinieri e polizia. Le mie fonti si sono infatti assottigliate”. Lo ha detto il giornalista sotto scorta, Michele Albanese, in un’intervista al Tg2000, il telegiornale di Tv2000. Il cronista del Quotidiano del Sud venne minacciato dall’ndrangheta per lo scoop sull’inchino della Madonna delle Grazie sotto la casa del boss a Oppido Mamertina.
“Prima di tutto – ha raccontato il giornalista – è l’uomo che è sotto scorta” perché tutto questo porta inevitabilmente ad avere “difficoltà in famiglia e nelle relazioni. E ovviamente il giornalista ne risente perché sei limitato, non puoi fare quello che facevi prima per ragioni di sicurezza. Eviti di fare tante cose. Cerco comunque di raccontare questa terra anche se in una posizione diversa. Però lo voglio fare: l’unica ambizione che ho è ritornare a fare il mio lavoro da uomo e da giornalista libero per raccontare questa che è una terra stupenda ma abbruttita da poche persone che guardano all’arricchimento illecito e allo sfruttamento di ogni risorsa”.
“Essere sotto scorta – ha proseguito Michele Albanese – in alcuni momenti è inumano. Tu sei sotto scorta e la tua famiglia invece no. Per fortuna dico io, perché ci sono altri casi di persone che hanno sotto scorta anche la famiglia. Essere da soli sotto scorta da una parte è una fortuna ma dall’altra è un’inquietudine maggiore. Perché tu ti senti rassicurato dalla presenza degli agenti di polizia ma la tua famiglia no. E poi ci sono tantissime limitazioni. Tutto quello che facevo prima ora lo deve fare mia moglie. Ad esempio usciamo con due macchine diverse e i viaggi si fanno percorrendo strade differenti. Il concetto dell’unità della famiglia è assolutamente minato. E questo provoca una sofferenza maggiore”.
6 Settembre 2017