Il giudice emerito della Corte Costituzionale a ‘Soul’: “Il tempo conta sul giudizio che possiamo esprimere sulle persone. Sarebbe giusto avere sistema maggioritario. Magistrati sono tecnici straordinari del diritto ma non potrebbero gestire un condominio”

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

Roma, 7 febbraio 2020. “Una persona che ha rubato una bicicletta 20 anni fa è la stessa persona oggi? È ancora da sanzionare? E col passar del tempo è possibile raccogliere le prove dei reati commessi? Il tempo conta, per la vita delle persone e per il giudizio che possiamo esprimere e sulle persone”. Lo ha detto il giudice emerito della Corte Costituzionale, Sabino Cassese, a Soul, il programma-intervista di Tv2000 in onda sabato 8 febbraio ore 20.50.

“La nostra Costituzione”, ha sottolineato Cassese dice che la pena deve servire alla riabilitazione: l’uomo di domani può essere diverso dall’uomo di oggi”.

Cassese, nella lunga intervista con Monica Mondo, affronta diversi temi da Cartabia ai magistrati fino alla legge elettorale.
“Penso che sarebbe giusto – ha detto Cassese a Tv2000 – avere un sistema maggioritario. Tuttavia il sistema proporzionale è richiesto da un’esigenza: i maggiori sostenitori del maggioritario hanno preparato il terreno per un sistema che vuole occupare tutti gli spazi. Nei paesi in cui esiste c’è un bipolarismo reale e una lunga storia di democrazia”.
“I magistrati – ha proseguito Cassese – sono un gruppo relativamente ristretto di persone, molto ben selezionato quanto a preparazione tecnica, che hanno accumulato anche una serie di difetti. Spesso sono dei tecnici straordinari del diritto, ma non potrebbero gestire un condominio”.
Cassese ha affrontato anche la presenza dei cattolici in politica: “Non sono più influenti come lo erano in passato, cioè la DC. I cattolici contano perché sono presenti nell’intera società. Nella politica giorno per giorno contano eccome, ed è bene che contino. Per contare di più bisogna essere stabilmente reti di interconnettività, comunità. Il popolo sono le singole persone. Se non si uniscono e diventano comunità la loro voce è una cacofonia di 60 milioni di voi”.
Il giudice emerito della Corte Costituzionale ha infine rivolto un pensiero a “Marta Cartabia” che “ho sempre pensato fosse il migliore dei Presidenti della Corte Costituzionale, per le sue competenze, per rompere una tradizione di maschilismo e perché tutti i membri della Corte potrebbero essere suoi padri”.

7 Febbraio 2020