E’ nel quarto anno di pontificato di Paolo VI che il 26 marzo 1967 veniva promulgata la Lettera Enciclica Populorum Progressio. Il mondo è diviso in due blocchi contrapposti per via della “guerra fredda”. Da un lato i Paesi aderenti alla Nato, dall’altro quelli satelliti dell’Urss legati dal Patto di Varsavia. In questo contesto politico, sociale e culturale viene pubblicata l’enciclica sociale di Papa Montini.

E’ allo sviluppo dei popoli, in modo particolare di quelli che lottano per liberarsi dal giogo della fame, della miseria, delle malattie endemiche, dell’ignoranza, che Paolo VI dedica le prime due righe dell’introduzione della Lettera Enciclica Populorum Progressio. Quei popoli “che cercano una partecipazione più larga ai frutti della civiltà, una più attiva valorizzazione delle loro qualità umane” e “che si muovono con decisione verso la meta di un loro pieno rigoglio, è oggetto di attenta osservazione da parte della chiesa”. All’indomani del Concilio ecumenico Vaticano II, spiega Papa Montini “una rinnovata presa di coscienza delle esigenze del messaggio evangelico le impone di mettersi al servizio degli uomini, onde aiutarli a cogliere tutte le dimensioni di tale grave problema e convincerli dell’urgenza di una azione solidale in questa svolta della storia dell’umanità”.

Al centro della Lettera Enciclica di Paolo VI c’è la questione sociale. Un tema che era stato approfondito fino a quel momento nella Rerum novarum di Leone XIII, Quadragesimo anno di Pio XI; Mater et magistra e Pacem in terris di Giovanni XXIII, ma anche in molti messaggi al mondo di Pio XII.
La Dottrina sociale della Chiesa ha una dimensione che permane ed una che muta con i tempi. Essa è l’incontro del Vangelo con i problemi sempre nuovi che l’umanità deve affrontare. Paolo VI ha strettamente collegato la Dottrina sociale della Chiesa con l’evangelizzazione (Evangelii nuntiandi) ed ha previsto l’importanza centrale che avrebbero assunto nelle problematiche sociali i temi legati alla procreazione (Humanae vitae).

Paolo VI raccoglie i primi frutti del Concilio Ecumenico Vaticano II, pubblica, il 26 marzo 1967, la Populorum Progressio. Rifacendosi alla GS, Paolo VI manifesta infatti il suo “desiderio di rispondere al voto del Concilio” (PP. N.5) In questa enciclica, il Papa parte da un’analisi congiunta della situazione sociale del mondo sviluppato e quello sottosviluppato, stabilendo tra di essi una relazione di interdipendenza, nel bene come nel male.

Per approfondire la Populorum Progressio
http://w2.vatican.va/content/paul-vi/it/encyclicals/documents/hf_p-vi_enc_26031967_populorum.html

Per il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo emerito di Milano “Paolo VI nel fare incrociare in maniera profonda da un lato la fede cristiana, dunque nel Vangelo e nei valori nuovi che il Vangelo propone alla Chiesa e tramite la Chiesa al mondo intero e dall’altro lato la modernità, il modo diverso di pensare alla vita e di vivere i valori dell’esistenza. Tra questi due mondi ci deve essere un profondo rapporto e un’intima alleanza. Penso – aggiunge Tettamanzi – che la caratteristica più evidente della pastorale di Montini sia il coraggio e nello stesso tempo l’umiltà sapiente di affrontare la modernità sapendo che la modernità è un momento storico nel quale il Signore incarna il suo amore e vuole che la sua Chiesa faccia altrettanto: sappia amare gli uomini e l’umanità come si presenta oggi con tutte le difficoltà, i problemi e persino le tragedie, ma anche con le nuove possibilità che i nuovi mezzi che la Provvidenza di Dio unita alla sapienza umana propone per la crescita dell’umanità stessa”

Un pontefice in visita alla periferia di Roma

Le immagini straordinarie della visita di Paolo VI alla parrocchia di San Michele Arcangelo, a Roma nel quartiere di Pietralata. Fu il primo pontefice ad andare a Pietralata, in un quartiere di periferia, uscendo fuori dal vaticano. Nel servizio di Paolo Fucili le immagini di quel giorno

Le virtù eroiche di Paolo VI

Paolo VI e le virtù eroiche di questo pontefice nel commento di un teologo e vaticanista, Gianni Gennari. Nel servizio di Paolo Fucili.

Paolo VI, pellegrino in Terra Santa

Paolo VI, dal 4 al 6 gennaio 1964, fu pellegrino in Terra Santa. Primo papa nella storia a compiere questo viaggio, l’evento fu seguito dai giornali e dalle televisioni di tutto il mondo, in una sorta di “evento mediatico globale” ante litteram. Il Tg Post di oggi, a firma di Ada Serra, ripercorre proprio quello storico viaggio.

“Non lo dimenticherò mai: questa figura in vesti bianche, con un volto di serenità. Questa è la mia memoria di Paolo VI: la serenità di un uomo di Dio, un uomo della Chiesa”. Il cardinale Antonio Tagle ricorda Paolo VI nel viaggio fatto nel 1970 dal pontefice nelle Filippine. Il racconto dell’attentato subito da Papa Montini.

Monsignor Antonio Riboldi, vescovo emerito di Acerra, ricorda la prima messa in italiano celebrata da Paolo VI cinquant’anni fa

 

15 Aprile 2024