La costruzione della tenda del convegno – contenuto della lettura della puntata – è un canto alla bellezza e al valore del lavoro manuale. Il testo 35 dell’Esodo che lo racconta svela una connessione possibile tra fede, arte e bellezza. Nella clip il cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, ci spiega la natura del legame tra il lavoro umano, la creatività e la fede; legame che è testimoniato da numerosi riferimenti biblici.
Fin dalla prima pagina del testo sacro leggiamo di un uomo posto sulla terra per coltivarla e custodirla. Il lavoro manuale è “ominizzazione”, la definizione della persona stessa. Non bisogna dimenticare, tuttavia, che il lavoro non è soltanto la produzione di un manufatto ma anche un’opera di artigianato e di arte. Lo conferma la dimensione simbolica dell’architetto/artista/artigiano che «riesce ad affermare il rilievo fondamentale che esiste nella dimensione estetica del lavoro».
L’artigiano/artista – come lo è Bezalel, il personaggio di Esodo 35 – può agire guidato da un’ispirazione divina simile a quella destinata ai profeti: la sua funzione fondamentale, infatti, non è quella di costruire semplicemente una realtà immediata, ma di erigere qualcosa che quasi sfidi, raggiunga l’eterno e l’infinito – quindi il divino.
Fede e arte sono sorelle, conclude Ravasi. Innumerevoli volte la parola biblica si è fatta immagine, musica, poesia. D’altra parte, conoscere il contenuto della Bibbia è necessario alla comprensione di tele, affreschi, sculture e di molti altri manufatti artistici. Questo legame di “sorellanza” ha però anche una ragione strutturale, più profonda. Se è vero infatti che, per dirla con le parole di Paul Klee, «l’arte non rappresenta il visibile ma l’invisibile che è nel visibile», questa stessa definizione vale anche per la teologia della fede.

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

12 Novembre 2018