Una tribù di pastori nomadi del Marocco rivive, attraverso il racconto del suo patriarca, le pagine della Bibbia. Il vecchio narra al nipotino la nascita della luce, la separazione delle acque, la creazione delle specie animali e vegetali. Il giorno del riposo è narrato dopo un viaggio nel deserto, ed Adamo ed Eva nell’Eden ed il peccato originale rivivono allegoricamente nell’amore acerbo di due ragazzi della tribù. Storia antica e personaggi odierni si sovrappongono anche nell’episodio di Caino, cui i cinghiali devastano i campi, ed Abele, vittima innocente. Mentre il fratello lo abbatte a sassate, un vecchio ha la visione di future guerre. Dopo la sepoltura fatta al modo nomade, con pietre, di Abele, la carovana giunge ad una città: qui una giovane coppia sogna l’amore attraverso i versi del Cantico dei Cantici, ed un vecchio cieco evoca la figura e le profezie di Geremia, agghiaccianti, ma precorritrici delle ricorrenti atrocità di cui l’umanità si è resa responsabile. Di generazione in generazione, si giunge a Noè. Dopo l’annuncio del diluvio, segue la costruzione dell’Arca, una grande stalla in legno per svernare dei pastori dell’Atlante marocchino, che affrontano con tutti i loro animale le intemperie della cattiva stagione. Il patriarca prosegue, mentre fuori piove, il racconto, con il finale invio del corvo e quello duplice della colomba che torna col ramoscello d’ulivo. L’arcobaleno suggella la pacificazione tra Dio e l’uomo.

20 Febbraio 2017

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