Domenica ore 9.20

GiuliaCiao a tutti sono Giulia e lavoro come segretaria di produzione al programma “Buongiorno Professore”.

Il sabato per me è sempre stato un giorno particolare. Non so perché, ma ha sempre avuto qualcosa di speciale. Forse la luce. Si, ci sono dei sabati pieni di sole in cui mi è sempre parso che la luce fosse un po’ diversa dagli altri giorni: il sabato, giorno prima della domenica, ha in sé, non so bene per quale ragione, un mistero millenario, un silenzio di pace, lo splendore di una luce serena, come se in ogni sabato si ripetesse eterna la celebrazione di un riposo che ha la sua origine nella notte dei tempi, quando tutto è iniziato, ai tempi della Creazione.

Vi chiederete cosa c’entri tutto questo con la trasmissione Buongiorno professore: forse niente, ma qualcosa c’entra.

Il sabato per me è sempre stato legato all’ora di religione, forse proprio perché in quel giorno, prima alle elementari, poi al liceo, passando per le medie, mi capitava immancabilmente quell’ora strana e un po’ anomala del calendario scolastico. È legata al sabato perché era il momento privilegiato per allentare un po’ lo stress della settimana: una lezione in cui nessuno veniva interrogato e anzi nella quale magari si poteva fare un po’ di casino.

Ogni persona che si rispetti penserebbe che una materia così rischi solo di diventare una gran perdita di tempo, un momento improduttivo, buono solo per studiare la traiettoria esatta nella quale lanciare, senza farsi accorgere dall’insegnante, l’aereoplanino  di carta ben piegato segretamente sotto al banco. E molto spesso era questo l’ora di religione: per questo mi piaceva. Era il momento propizio per fare confusione, per mettere in dubbio l’autorità, per prendere in giro e permettersi il lusso di perdere tempo. Per questo si poteva parlare di Dio. Ho capito più tardi che solo perdendo tempo, solo facendo cadere i muri delle certezze, è possibile parlare di Dio.

In quella serenità del “sabato” e in quella confusione gioiosa e spensierata si poteva percepire qualcosa.

Non nella seriosità di un insieme di nozioni noiose, ma nella curiosità allegra, spensierata e folle si potevano scoprire persino i tratti del volto di Dio. In quel “perdere tempo” si poteva trovare il tempo per porsi gli interrogativi grandi dell’esistenza umana, in quel “casino” si poteva trovare la calma per pensare veramente, in quel “gioco sregolato”, che faceva talvolta impazzire il professore, si poteva iniziare a conoscere la follia dell’uomo che cerca Dio e, cosa ancora più folle, quella di Dio che intende incontrare l’uomo.

Per questo mi piace il professor Monda: perché anche giocando parla di cose serie, ama il dubbio ed è terribilmente curioso.

Tutto ciò non può essere solo il privilegio di pochi studenti. Per questo mi sembra un bene fare una trasmissione che porti tutto questo in tv e mi sembra un bene “perdere tempo” a guardarla.

Giulia Stefani

12 Ottobre 2015