Papa Gregorio Magno, con i santi Ambrogio, Girolamo e Agostino, è uno dei quattro grandi dottori della Chiesa occidentale; e dopo Leone I è l’unico nella serie dei pontefici cui è universalmente riconosciuto il titolo di Magno. Nacque a Roma intorno al 540 da una famiglia profondamente credente. Grazie alla sua solida formazione giuridica giunse a ricoprire importanti cariche, ma lui pensava alla vita ascetica e nel 572, morto suo padre, abbandonò le cariche, distribuì in dotazione ai monasteri il suo ricco patrimonio e trasformò la sua casa sul Celio in un monastero dedicato a s. Andrea, dove condusse vita monastica sotto la regola benedettina. Ma il ritiro claustrale durò poco perché papa Pelagio II nel 579 lo inviò come suo rappresentante a Costantinopoli e sei anni dopo lo richiamò a Roma, facendone il suo consigliere più ascoltato. Eletto papa nel 1590, Gregorio si dedicò subito alla predicazione al popolo e richiamò il clero e i monaci all’osservanza delle rispettive norme canoniche.

Notevole fu anche l’opera di Gregorio nell’amministrare i beni della Chiesa, allora il patrimonio fondiario più grande in Italia; ne perfezionò l’organizzazione in modo da renderla fruttuosa per le necessità della Chiesa, per il mantenimento dei poveri, per i monasteri e per il clero. Una preziosa eredità sono gli scritti del santo: dal Commento al Cantico dei Cantici alla Regula pastoralis, guida per chi deve governare la Chiesa e ai 4 libri dei Dialoghi, dedicati agli asceti vissuti in Italia.

3 Settembre 2019