Egli fu quasi certamente il presbitero che, dichiarandosi inviato di Eustasio protovescovo di Aosta, firmò la lettera del Concilio Provinciale di Milano inviata nel 451 a papa Leone Magno, in occasione della soluzione del problema delle due nature in Cristo. Alla morte di Eustasio, nella seconda metà del V secolo, Grato divenne vescovo di Aosta.

La popolarità del culto di san Grato risale al XII o al XIII secolo, quando le sue reliquie furono traslate dalla chiesa paleocristiana di San Lorenzo, che sorgeva a est della città nella zona dell’attuale collegiata di Sant’Orso, alla cattedrale, dove sono tuttora conservate in un reliquiario in argento e rame dorato del XV secolo.

Secondo la tradizione la festa liturgica che fu introdotta per ricordare la traslazione, incluse un antichissimo rito che si chiamò poi “Benedizione di san Grato”: la triplice benedizione della terra, dell’acqua e delle candele, per allontanare ogni flagello dai campi, dai contadini e dal bestiame e per invocare il favore di Dio sui prossimi raccolti.

Lo si invocava quando il disgelo faceva straripare laghetti e torrenti, quando la siccità spaccava il terreno, la grandine minacciava il raccolto, quando s’incendiava il fienile o quando bruchi, cavallette e talpe devastavano i campi.

La città e diocesi di Aosta lo venera come santo patrono.

7 Settembre 2019