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Giovanni Fiandaca: giurista, studioso di diritto penale, componente laico del CSM, editorialista del Foglio pungente e controcorrente, garante dei detenuti della sua regione, la Sicilia, per scontare, dice, “in forma autopunitiva, la colpa di avere contribuito a tenere in piedi per 40 anni questo sistema penale…”. Ascoltarlo è respirare al di fuori dei luoghi comuni, entrare in un pensiero liberale che fa a pugni col giustizialismo dominante da trent’anni in Italia. D’accordo o meno, parlare di Mani Pulite come di “un evento straordinario ma non esaltante”, di uso strumentale a fini politici dell’etichetta di mafia; di antimafia solo di parole, non di azioni; negare con indignazione qualsivoglia turpe trattativa dello stato con la criminalità organizzata, ricordare che i magistrati non devono essere i sacerdoti della morale né i pedagoghi della collettività; che la giustizia penale non è un farmaco, ma può essere un veleno…implica coraggio no comune in un pensiero spesso omologato. Lo stesso coraggio che gli ha permesso di elaborare il lutto per un figlio perso in giovane età con una Fondazione per sostenere la formazione di infermieri e e medici nella sanità di urgenza. Da ascoltare e far girare, per mettere un po’ di pepe nel dibattito sulla giustizia.

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26 Giugno 2022