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È un gesuita, da sempre alla ricerca di realtà difficili e precarie, lui che è nato da una famiglia borghese. Padre Fabrizio Valletti è cresciuto nel primo dopoguerra, con un padre non credente, mazziniano, e cinque sorelle, le prime esperienze negli scout e la scarsa voglia di studiare. Allievo del Tasso a Roma e poi la scelta universitaria con l’iscrizione ad Architettura, materia lontana dalla carriera di medico per evitare l’appellativo di “figlio di papà” con il mestiere già in tasca. Inizia qui l’interesse politico con la fondazione di “Iniziativa Politica” durante gli studi, in un momento in cui era preponderante la difficoltà di coniugare Chiesa e mondo sociale. “O il Vangelo o tutto il resto”, questa la spinta che poi ha guidato padre Valletti a diventare un religioso, e in seguito gesuita. Un’esperienza all’estero fra Londra e Parigi, il ritorno in patria, a Livorno la consapevolezza di essere in grado di insegnare, poi gli studi a Pisa con Luigi Chiarini. Girovago, finisce a Firenze dove frequenta don Milani e fa la conoscenza di La Pira, Balducci e Fioretta Mazzei, il ritorno a Roma per gli studi in Teologia, negli anni del ’68, con l’occupazione della Basilica di San Pietro. E poi di nuovo a Firenze con il ponte fra il Mugello e la città, Follonica con la comunità operaia, Bologna e i contrasti con Comunione e Liberazione, fino a Napoli a Scampia. Padre Valletti ha vissuto molte vite, assistente scout, assistente alle carceri di Poggioreale e Secondigliano, presidente dell’Istituto Pontano di Napoli e responsabile del Centro Hurtado. Ed è proprio in quest’ultimo a Scampia, in una delle realtà italiane più complesse, che padre Valletti compie quella che è una esperienza culturale ma soprattutto sociale, con un unico obiettivo: avvicinare la città alle periferie.

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14 Maggio 2018