‘Libera nos a malo’ sull’ emittente Cei, presentato all’ Unesco, in onda l’8 giugno alle 22.45. Vaticano: “Fenomeno culturale di primissima grandezza”

Roma, 23 maggio 2017. Falci, tini e botti come percussioni scaccia demoni. E’ la tradizione musicale in onore di Sant’Antuono (ovvero Sant’Antonio Abate) che ogni anno il 17 gennaio viene celebrata a Macerata Campania, un tempo un rione dell’antica Capua, in provincia di Caserta. Un mix di religiosità, folklore, tradizioni e partecipazione popolare a cui Tv2000 dedica un documentario dal titoloLibera nos a malo’ realizzato dal giornalista Luigi Ferraiuolo e in onda l’8 giugno 2017 alle ore 22.45 e il 9 giugno alle 19. Il documentario per l’interesse culturale, storico e artistico sarà presentato all’Unesco per sostenere il cammino di Macerata Campania e ottenere il riconoscimento di patrimonio immateriale dell’umanità per la musica di Sant’Antuono.
Caratteristica la sfilata delle ‘Battuglie di Pastellessa’, ovvero dei ‘Carri di Sant’Antuono’, a forma di barca, su cui suonano i ‘Bottari’, riproponendo l’antica musicalità maceratese dall’omonimo nome di musica a “Sant’Antuono” o ‘Pastellessa’ (derivante da una specialità tipica della cucina povera: la pasta con le castagne lesse). L’originalità legata ai Bottari di Macerata Campania e alla Pastellessa è dovuta alla tipologia di strumenti musicali utilizzati: botti, tini e falci, arnesi di uso contadino che assumono una nuova veste di natura musicale. Un ritmo e un genere che abbraccia diverse culture musicali dalla tarantella alla musica africana fino al ritmo brasiliano dei tamburi caratteristico del carnevale di Salvador de Bahia. Anche se la festa di Sant’Antuono non è una festa carnevalesca, ma tutt’altro.

 

 

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“Non avendo alcun documento sonoro dell’antichità – commenta il presidente del Pontificio Istituto di Musica Sacra, monsignor Vincenzo De Gregorio – è evidente che tutto quello che possediamo è frutto di una deduzione. Il grande fenomeno, come questo di Macerata Campania, è che non c’è stata soluzione di continuità nel tempo per cui queste tradizioni sono state tramandate di generazione in generazione fino ai tempi nostri. Questo rappresenta veramente un unicum ed un grandissimo motivo per considerare questa usanza come un fenomeno culturale di primissima grandezza”.

“Siamo così abituati – sottolinea il direttore di Rete di Tv2000, Paolo Ruffini – ad attribuire un valore solo alle cose che possono essere comprate e vendute che abbiamo disimparato il significato vero della parola valore. Che ha più a che fare con l’immateriale che con il materiale. Credo che la televisione abbia fra i tanti il compito di preservare il valore di quel che siamo, di ciò che ci unisce, che ci fa popolo. Il valore della memoria come una cosa viva. Il valore delle tradizioni popolari come un patrimonio inestimabile.  Il documentario di Luigi Ferraiuolo fa questo. Crea una magia e la fa racconto”.
Una tradizione che coinvolge il tempo in prima persona. Un tuffo nelle antiche tradizioni quando tutta la comunità si univa e ritrovava unita intorno ad una tradizione finalizzata a scacciare i demoni dalla vita. Un valore taumaturgico come una specie di musico-terapia al ritmo della percussione di falci, tini e botti. Gli antichi contadini che avevano bisogno di qualsiasi strumento ed espediente per un raccolto fiorente, spesso unica fonte di sostentamento, si affidavano anche alla musica per allontanare il male dalle terre tramite un suono provocato da strumenti di lavoro semplici, quotidiani, indispensabili: la falce per tagliare il grano, il tino un vaso vinario per la fermentazione del mosto e la botte per la conservazione del vino. Una musica e una tradizione che viene tramandata e insegnata ai bambini, di padre in figlio.
“Ho cominciato a suonare a 12 anni – ricorda il cantante della Battuglia Pastellessa e ricercatore musicale, Michele Antonio Piccirillo – Ho cominciato come tutti i bambini con la falce per poi passare ai tini e infine alla botte. Quello che viviamo qui a Macerata è un vero e proprio rituale d’iniziazione. Si comincia da piccoli fino ad arrivare da adulti a poter suonare la botte. Questa musica crea la vita ed è assolutamente contro il demonio. Una vita nella sua dimensione agricola: una musica che veniva utilizzata per risvegliare la terra che doveva riprendere vita. A fianco a questa tradizione c’era anche una dimensione religiosa che era quella del rinnovamento delle promesse battesimali. Una musica per e con la vita”.
A Macerata Campania ogni famiglia ha un suo passato musicale in cui padri, madri e nonni hanno ricoperto un ruolo importante. Una tradizione consegnata da una generazione all’altra. Ciascuna famiglia aveva e ancora oggi ha l’obbligo di compiere il rito di passaggio ai bambini. I volti degli anziani scolpiti dalle rughe del tempo si intrecciano ai sorrisi e all’entusiasmo dei giovani.

“Si dice che Sant’Antuono sia venuto dall’Egitto con una barca – racconta il cantante della Battuglia Pastellessa e ricercatore musicale, Michele Antonio Piccirillo – da qui la tradizione dell’arca e del carro su cui ancora oggi si suona la musica per le strade. Sul carro e la barca trova posto anche un altro simbolo di Sant’Antuono che nasconde le sue origini egiziane: le palme. Ma in realtà Sant’Antuono non è mai venuto in Italia ma è nato e morto in Egitto”.
“Sant’Antuono ha cristianizzato probabilmente – ricorda don Rosario Ventriglia, parroco di Macerata Campania – la tradizione precedente o essa si è sviluppata con essa”.

 

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“L’idea del documentario – spiega Luigi Ferraiuolo – nasce dalla scoperta dell’antica tradizione, avvenuta per caso, facendo alcune ricerche. E’ una tradizione sconosciuta al grande pubblico ma di grande potenza musicale, culturale e sociale. Tv2000 con questo lavoro ha voluto sostenere la procedura avviata dal paesino per il riconoscimento di patrimonio immateriale dell’umanità dell’Unesco. Un fatto unico e raro, particolarmente in Italia, specialmente per le singole tradizioni. Sono stati necessari 5 giorni di riprese e 15 di montaggio. Ed è in programma una versione sottotitolata”.
“E’ stata una esperienza unica – sottolinea Ferraiuolo – appena le botti cominciano a suonare, disposte sulle arche trainate come carri a Macerata, i piedi, la testa e il cuore cominciano a portare il ritmo e non ti vorresti fermare più. La potenza del ritmo e la bellezza del rito fanno della festa di Sant’Antuono un’esperienza che ti proietta in un attimo nel profondo della storia, al tempo dei nostri antenati primordiali, a contatto con la musica che hanno ascoltato i romani, gli etruschi e ancora più lontano. La musica forse più antica del mondo”.

 

 

 

15 Maggio 2017