Quarta puntata del programma condotto da don Marco Pozza.
Martedì 6 novembre alle ore 21.05
Ospiti Carla Signoris e Luisa Velluti

Roma, 5 novembre 2018. “Mai un figlio è una maledizione. Può essere una croce, per la mamma. Una donna romana giovane [Chiara Corbella Petrillo, ndr] è morta a 23 anni perché ha rifiutato una cura per la sua salute. Era incinta e non voleva perdere il figlio e per custodire il figlio fino alla nascita è morta lei. Ma un figlio è sempre una benedizione”. Lo afferma Papa Francesco, nella quarta puntata del programma ‘Ave Maria’, condotto da don Marco Pozza, teologo e cappellano del carcere di Padova, in onda su Tv2000 martedì 6 novembre alle ore 21.05.
Il programma, nato dalla collaborazione tra il Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede e Tv2000, è strutturato in undici puntate, nel corso delle quali don Marco conversa con il Papa sulla preghiera più conosciuta al mondo e incontra noti personaggi laici del mondo della cultura e dello spettacolo. Ospiti della quarta puntata l’attrice Carla Signoris, moglie di Maurizio Crozza e Luisa Velluti, giovane abbandonata dalla madre alla nascita.

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“Senza tenerezza non si capisce una mamma, senza tenerezza tu non puoi capire Maria – aggiunge il Pontefice -. A Bari guardai la Odegitria in cattedrale era la Madonna col bambino. Era la prima volta che vedo il bambino nudo a metà coperto da Maria. Maria copre le nostre nudità. Una mamma è l’unica che può capire un figlio perché lo conosce nudo dal suo ventre nel grembo, lo partorisce nudo. Maria, poi, lo riceve nudo ai piedi della Croce e lo copre di nuovo. Maria è una benedizione per noi perché è la madre della nostra nudità. Il peccato ci spoglia, ci fa nudi, lei ci copre sempre”.
Il Papa sottolinea che “Maria non era onnipotente, era una donna normale, piena di grazia, ma normale. E la forza di quella Grazia è dello Spirito Santo, che accompagna Maria durante tutta la vita”.
Dio è temerario quando si tratta di dialogare con l’umanità “perché – spiega Francesco – dialoga con i figli. Pensiamo al padre del figliol prodigo, dialoga con tutte e due i figli: quello che se n’è andato a condurre una vita dissoluta e l’altro, quello perfetto, che però rivela l’ambizione di ‘arrampicarsi’. Tutti e due sono lontani dall’amore del padre. E Dio rischia come quel padre che aspettava tutti i giorni il ritorno del minore e, dice il Vangelo, lo vede arrivare da lontano. Quando poi si accorge che il maggiore non partecipa alla festa esce a chiamarlo.  Quel padre ha scommesso sui figli. I mistici parlano di pazzia divina e l’amore di Dio per il suo popolo è una pazzia: ‘io non ti ho eletto perché tu sei intelligente, il più grande, il più forte; sei il più piccolo nel mondo’. Dio ama così”.
“Il mio predecessore – sottolinea Papa Francesco – che ha detto che Dio è papà e mamma non ha detto niente di originale, lo stesso Dio lo ha detto di sé. Lui si è presentato, leggi Isaia e gli altri profeti, come una mamma. ‘Ti custodisco come una mamma, una mamma non può dimenticarsi del suo bambino, e se anche lo facesse io non posso non potrei mai farlo’. Questo è bello”. E, conclude il Papa, “quando leggo questo passaggio [di Isaia ndr] mi viene in mente mia mamma. Noi siamo debitori di vita a una donna. Tutti. E quando diciamo ‘Ave Maria’ ci colleghiamo alla Madonna e anche con le nostre mamme”.
Dall’incontro, dalle parole e dalle risposte del Papa a don Marco è stato realizzato anche il libro ‘Ave Maria’ di Papa Francesco edito dalla Rizzoli e dalla Libreria Editrice Vaticana.

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2 Novembre 2018