Faccia a faccia con Umberto Pizzi, fotografo per la Fao, poi celebre paparazzo, poi firma di Cafonal : sabato 2 marzo alle 20.45 su Tv2000 nel programma Soul condotto da Monica Mondo.

Ricordi e commenti sull’Italia di ieri e oggi.

 

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“La macchina fotografica la presi perché cercavo sempre di uscire dalla miseria, dal proletariato. Avrei voluto suonare il piano ma non ero capace, volevo essere un pittore, facevo la scuola d’arte ma non sapevo fare neanche la O di Giotto con il compasso. Avrei voluto essere un chirurgo o scrivere ma non sono capace e poi presi in mano una piccola macchina negli anni ’50”.

“Cominciai a fotografare gli animali oppure le radici degli alberi e cominciai a guardare le foto come se le leggessi, come se avessi un quadro davanti o come se ascoltassi una musica. La fotografia ha realizzato tutti i miei desideri. Nella fotografia c’è poesia, letteratura, si sente la musica, basta osservarla. La fotografia è come la musica di Mozart ogni volta che l’ascolti c’è qualcosa di nuovo. Bisogna leggere le foto e guardare gli articoli, lo dico sempre”.

“Nel dopoguerra l’arretratezza del nostro paese era enorme, appena finita la guerra sembrava di essere nell’800, si moriva per una piccola infezione, non c’era niente, ma l’italiano è sempre stato capace di lottare, inventare, di sognare: ci tiravamo su le maniche e scendevamo in campo a lavorare e ci piaceva anche divertirci, rompere la monotonia. La dolce vita ci ha dato la leggerezza di affrontare i tempi duri. Ho nostalgia della gente del dopoguerra non di quegli anni. La gente era “approachable” parlavi, comunicavi. Io che non sono credente, io comunicavo con il prete. Quando andavo in chiesa rispettavo la chiesa. Il rispetto verso gli altri siano essi di colore o di religione diversa oggi non esiste più”.

“Il cafonal è un periodo di nuovi politici “arrivati”, che magari non ne hanno colpa, ma hanno mostrato i veri difetti dell’italiano. Quello di credere di essere meglio, di poter fare qualsiasi cosa, evadere rubare, banchettare senza pagare mai… E poi sono venute fuori le tangenti, fino a Mani pulite. Il cafone non è solo la signora attempata che si mette il botulino, è un’entità: man mano i pregi, quelli che hanno fatto risorgere questo paese, si sono trasformati, sono calati”.

 

Domenica 3 marzo alle ore 20.45 Letizia Moratti si racconta:

“Viviamo in un mondo con diseguaglianze crescenti, un mondo in cui milioni di persone soffrono la fame, non hanno accesso all’energia, nel quale l’ambiente è depredato, rischiamo un pianeta bruciato di tutte le sue risorse. Il nostro modello economico e sociale va profondamente rivisto. Ci vuole un’economia circolare che prevede il riutilizzo delle risorse; un’economia della condivisione; un equilibrio tra le generazioni, tra nord e sud, tra chi ha molto e chi ha poco.”

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“Stiamo costruendo una collezione d’arte contemporanea da lasciare a San Patrignano, un piccolo tesoro nel caso i ragazzi avessero bisogno.”

“La fede è un aiuto grandissimo, un dono che va alimentato, ridonandolo agli altri. San Patrignano mi aiuta sempre a rimettere a posto la mia scala di valori.”

“Con Gian Marco un amore oltre il limite, anche della morte. Lui è con me sempre.”

1 Marzo 2019