Il 14 marzo alle 20.50 a Soul Luigi Bardelli, giornalista, è  presidente del Corallo, 190 radio , 61 televisioni, un’agenzia di informazione, il punto di riferimento dell’emittenza radiotelevisiva cattolica in Italia; è fondatore di una televisione storica a Pistoia, TLP, nata per supportare con la comunicazione un’opera coraggiosa, dedicata alle disabilità, nascoste e trascurate, disprezzate, proprio mentre la Chiesa, dopo la novità del Concilio, sceglieva di aprirsi alle povertà, coinvolgendo giovani che con entusiasmo decidevano di dedicare la loro vita a servire Cristo in mezzo agli ultimi, ispirati dalla fede e passione di uomini come La Pira, maestro e amico. Bardelli ha fatto dell’Opera Maria Assunta in Cielo, la MAIC, la sua vita e ha trasferito  alla sua famiglia la passione e l’amicizia per tanti ammalati, anzitutto di abbandono e di solitudine, certo che ogni vita è degna e ogni persona è sacra e voluta, amata da Dio.

 

“Un giovanissimo filosofo, avvenente, coerente, volutamente antimoderno…impregnato di tradizionalismo cattolico”, così Libération definisce  FrançoisXavier Bellamy, un fenomeno in Francia, tra gli intellettuali, nella politica: è stato vicesindaco di Versailles, è parlamentare europeo, tra i Républicains, e allergico alle etichette. Che sia cattolico, è innegabile. Che sia tradizionalista, forse per Libération, se tradizionalista significa essere contrario alla manipolazione degli embrionie all’utero in affitto. Bellamy ha insegnato per scelta filosofia nelle banlieues di Parigi, sostiene che essere filosofo non è un titolo accademico, ma una disposizione esistenziale .Sostiene che la politica ha il compito di difendere un’eredità culturale,  ha illustrato il suo impegno a Bruxelles citando l’Iliade  e l’Odissea…Il suo primo libro, I diseredati, un best seller: ricostruisce la crisi della trasmissione della conoscenza, come se la cultura inquinasse un sapere “naturale”. Il suo secondo libro, ora pubblicato in Italia da Itaca e dalla Fondazione De Gasperi, si intitola Dimora. Per sfuggire all’era del movimento perpetuo. Perchè nella frenesia straniante del ostro mondo, che corre senza una mèta, dobbiamo porci il problema di una mèta, e delle radici. Come diceva Pavese, “un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli. Sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti. “

Domenica 15 marzo a Soul, alle 20.30 e alle 20.00 su InBlu Radio

12 Marzo 2020