L’avvocato figlio di Rocco Chinnici a Tv2000: “Il 41-bis già prevede assenza di contatti e quindi di contagio dal coronavirus”
Roma, 22 maggio 2020. “Scarcerazione boss per la pandemia? La mia sensazione è stata quella di uno scivolone istituzionale”. Lo ha detto Giovanni Chinnici ospite insieme al magistrato Armando Spataro del programma Soul-Testimoni in onda su Tv2000, sabato 23 maggio ore 20.50, in occasione dell’anniversario della strage di Capaci. Giovanni è il figlio di Rocco Chinnici, il giudice che fondò il pool antimafia chiamandovi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ucciso dalla mafia il 29 luglio 1983, a 58 anni. Il suo ricordo è testimonianza di dolore, e di un’eredità: la rettitudine, la dedizione alla giustizia, la fiducia nello Stato, anche quando è lo Stato a lasciar sole le vittime.
“In linea generale – ha proseguito Chinnici – è chiaro ed evidente che lo Stato deve essere in grado di garantire la custodia dei carcerati all’interno delle strutture carcerarie e anche in momenti di difficoltà come quelli indotti dall’ emergenza del coronavirus questo principio deve essere mantenuto. Tra l’altro qualcuno ha anche osservato che proprio il regime del 41-bis dovrebbe garantire di per sé proprio l’assenza di contatti e quindi anche l’assenza di contagio. Ripeto, credo che sia stato un po’ in linea generale uno scivolone che debba essere recuperato prontamente”.
Chinnici ha poi sottolineato a Tv2000 una connessione tra fuga dei cervelli e mafia: “C’è un fenomeno che viene ignorato in questi anni dall’opinione pubblica e anche dalla stampa, che è quello della cosiddetta fuga dei cervelli. Noi stiamo facendo prospetticamente un grande regalo alla mafia perché le migliori risorse del sud, di tutta Italia e in particolare nel sud se ne vanno, decidono di trasferirsi stabilmente al nord o fuori dai confini italiani. Questo significa che la nostra società si impoverirà sempre di più di risorse intellettuali oltre che di risorse economiche e questo è un grande regalo che stiamo facendo alla mafia”.