Roma, 28 novembre 2017. La visita del Papa in Myanmar “dieci anni fa era certamente impensabile. Nel 2007 ci fu una rivoluzione dei monaci che venne soffocata nel sangue e una dittatura molto feroce. Poi con l’impegno della Comunità internazionale si è riusciti a determinare un’evoluzione che ha portato in tempi più recenti alla vittoria di Aung San Suu Kyi”. Lo ha detto l’ex inviato dell’Unione europea in Myanmar (2007), Piero Fassino, ospite dello speciale del ‘Diario di Papa Francesco’ su Tv2000 commentando il viaggio del Pontefice.
“Il viaggio del Papa – ha aggiunto Fassino – è di straordinaria importanza. È sicuramente un viaggio molto coraggioso, poiché è il viaggio di un Papa in un Paese in cui la popolazione di religione cattolica è la minoranza. Ha portato un messaggio di fraternità, fratellanza, dialogo interreligioso in un momento in cui si vive una crisi molto delicata relativa alle vicende che investono la minoranza dei Rohingya. L’arcivescovo di Yangon ha consigliato al Papa di non usare la parola Rohingya perché questa è ritenuta dispregiativa. Alcuni giornali oggi l’hanno rappresentato come se si fosse consigliato al Papa di non parlare dei Rohingya. Non è così. Il tema è molto delicato”.
“Aung San Suu Kyi – ha proseguito Fassino – si è trovata in una condizione delicata, spesso non compresa dalla Comunità internazionale. Piaccia o non piaccia i Rohingya non sono popolarissimi tra il popolo birmano. Per una parte dei birmani i Rohingya sono come per una parte della nostra opinione pubblica i rom”.

28 Novembre 2017