Nell’ultima puntata abbiamo incontrato la figura di Tito, il ladrone della famosa canzone di De Andrè. Tito non sta in croce in senso figurato ma letterale, fisico. Ripartiamo perciò ancora dalla canzone di De Andrè, dal punto in cui ci eravamo lasciati. E ripartiamo dal dolore e dalla sofferenza. Tito nella sua vita confonde piacere e dolore, ma per quale ragione? Ogni strofa della canzone ci ricorda un cambiamento, e nel sesto comandamento il binomio è tra dolore e azione.  La canzone, che è degli anni settanta, ci parla di Gesù. E in termini critici: getta lo sguardo sull’ipocrisia del potere. Tito, che è l’uomo che De Andrè prende come narratore, inveisce contro il potere religioso che non lo ha difeso. Ci sono però dei passaggi che ci ricordano quasi perfettamente le parole di Papa Francesco: “lo sanno a memoria il diritto e scordano sempre il perdono”. Anche Francesco, come Tito, lo dice spesso: ci sono persone che conoscono la legge a memoria, ma non conoscono quella del cuore. Chi conosce il perdono al contrario va dritto al cuore: perché la misericordia è più grande del diritto e  della stessa giustizia.  Tito continua a ripetere sempre che nella sua vita non ha provato alcun dolore. Ma a un certo punto c’è la strofa finale, la decima: la musica si interrompe, e ci arriva finalmente una notizia buona.  De Andrè ci parla di un comandamento nuovo, quello del Vangelo di Giovanni. Tito ha vissuto solo il male del mondo, l’ipocrisia, la violenza, un sistema di potere corrotto. Ma il buio e la notte paradossalmente gli accendono la vista, togliendogli il dolore dagli occhi: “io nel vedere quest’uomo che muore, madre, non provo dolore. Tito si accorge che solo un solo un uomo vivo infatti prova dolore, e lui non l’aveva mai provato. È proprio nel momento in cui muore che si accorge di essere vivo.  Dice Sant’Agostino: l’uomo è un homo curvatus, piegato su se stesso, come quando è legato alla croce. Tito ne è l’emblema e solo quando sta per morire comincia ad amare la terra. Diventa cioè finalmente un essere umano, cominciando a vivere.Pensava di essere unico al mondo, come noi che e quando soffriamo non vediamo gli altri. Pensava di essere forte, ma ha scoperto uno più forte di lui: Gesù, innocente, crocifisso, che non prova dolore. Ha scoperto il suo amore.

4 Marzo 2016

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