In questa puntata concluderemo la parte sui comandamenti, fermandoci ancora sulla ricchezza contenuta nel sesto: castità, purezza, dignità delle persone e dell’essere umano.  Non commettere adulterio significa riconoscere quanto è brutto tradire, perchè se si ama non si tradisce, significa riconoscere che con la pro-creazione entra in ballo qualcosa di più grande. L’uomo invece ha ridotto la sessualità, spaccandone l’unità (è questo l’atto impuro), dividendo i diversi elementi che compongono quell’unico gesto: separare il piacere dalla procreazione è stato un pasticcio che ha messo in crisi l’aspetto più importante, che resta la relazione. La relazione è il cuore dell’atto sessuale: mentre la procreazione e il piacere potranno scemare negli anni, la relazione è ciò che resta, ciò che precede ma anche continua e resiste prima durante e dopo l’unione sessuale. Eppure oggi l’uomo riesce a realizzare l’atto sessuale come fonte del piacere ma eliminando la procreazione, e riesce anche a fare il contrario: la procreazione senza il piacere, attraverso tecniche come ad esempio le varie forme di fecondazione artificiale.  Dobbiamo perciò capire cosa è puro e cosa impuro, partendo da un quesito fondamentale: che cos’è il piacere? Se pensiamo al Cantico dei cantici, un inno alla corporeità, capiamo che il bene tende all’unità e il male prova a dividerci. Il piacere infatti non l’ha inventato satana ma Dio, mentre al contrario satana cerca solamente di corromperci, senza peraltro riuscire a inventare nulla. Il piacere stesso ci ricorda che siamo destinati al più grande dei piaceri, alla gioia di Dio: tutto quello che Dio ha creato è cosa buona, e dopo aver creato l’uomo Dio stesso dice che era cosa molto buona. Il problema non è quindi il piacere ma l’andare fino in fondo a quella strada che il piacere rivela: passare dal piacere solitario alla gioia condivisa. Rimanere nella superficialità del piacere, come qualcosa da procurarsi solo per il proprio egoismo, strumentalizzando l’altro, spezza la relazione e inaridisce le sorgenti della gioia. Ma quel corpo che noi siamo (e non abbiamo) è destinato a cose grandi, alla gioia, che si raggiunge solo attraverso la faticosa strada della relazione. L’amore è quindi il punto fondamentale e la sessualità dentro e segno dell’amore è quanto di più puro possa esistere. Ma cos’è, com’è l’amore? Forse si può dire che l’amore è unico, globale, esclusivo e totale: non si possono amare due persone contemporaneamente e non si può amare “con riserva”. Mentre l’amicizia più si allarga più è feconda, l’amore non è così, è esclusivo. E non è solo un sentimento, ma soprattutto un lavoro costante come illustra anche l’ultimo dei testi della chiesa sull’argomento, l’esortazione Amoris laetitia, tutta centrata su questo tema, con in primo piano la gioia dell’amore e la famiglia.  Per comprendere il mistero della “totalità” dell’amore, può aiutare contemplare Gesù quando nell’ultima cena spezza il pane e dice “questo è il mio corpo offerto per voi”. È esattamente la stessa frase che si dicono gli sposi (nel linguaggio silenzioso dei corpi) nel gesto dell’amore, indicando una donazione completa, senza riserve, senza voler preservare nulla. L’amore non è mai sicuro, non può essere messo in cassaforte, né assicurato: è un dono totale, una donazione che va in senso unico, un’offerta totale di se stessi.

29 Aprile 2016

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