Docu-film ‘Almeno Credo’ di Gualtiero Pierce vince la sezione ‘Il mondo salvato dai ragazzini’. Cerimonia stamane all’Auditorium Rai di Napoli. Imam Moschea Magliana Roma: “Nessun rapporto tra religione e terrorismo. Isis ? Sono solo delinquenti”

1Tv2000 dedica la vittoria del ‘Premio Elsa Morante Ragazzi’ (sezione ‘Il mondo salvato dai ragazzini’, per produzioni dedicate ai giovanissimi) con il docu-film ‘Almeno credo’ di Gualtiero Peirce alle 22 vittime dell’attacco terroristico all’arena di Manchester. La premiazione si è svolta stamane all’Auditorium Rai di Napoli alla presenza di Gualtiero Pierce, il direttore di Tv2000, Paolo Ruffini, l’Imam della Moschea della Magliana a Roma, Sami Salem accompagnato dalla famiglia e 5 ragazzi protagonisti del docu-film..

In tempi in cui prendono sempre più piede i fondamentalismi, in cui la religione viene usata come strumento politico e il terrorismo rivendica le proprie stragi anche nel nome di Dio, assume particolare importanza il riconoscimento speciale ottenuto dal docu-film di Tv2000 ‘Almeno credo’ sul confronto e la pacifica integrazione tra studenti cattolici musulmani ed ebrei andato in onda sull’emittente della Cei.
“Dedicando il premio alle vittime di Manchester – ha spiegato Gualtiero Pierce – abbiamo voluto ribadire con forza che non esiste solo questo tempo oscuro, antagonista e violento ma c’è anche il tempo dell’ascolto dei giovani che hanno fede, credono nel futuro, negli altri e in sé stessi. Questa esperienza straordinaria mi ha confermato che se c’è un ragazzo di 20 anni che si uccide per uccidere questo non è un problema religioso ma della società. Se c’è un ragazzo che decide di cancellare la propria vita è un problema che riguarda tutti. La religione diventa uno strumento usato molto male ma arriva solo alla fine, prima ci deve essere la società”.2
“La religione – ha aggiunto l’Imam della Moschea della Magliana a Roma, Sami Salem – lavora per costruire un mondo migliore, per la tolleranza, la convivenza e la pace. Oggi però l’Islam viene strumentalizzato, per noi le persone che commettono gli attentati sono dei delinquenti. Non c’è alcun rapporto tra religione e i loro intenti terroristici. La religione infatti è contro i piani dell’ Isis. Il docufilm di Tv2000 lancia un messaggio fortissimo: i ragazzi possono costruire un mondo migliore. I messaggi di pace possono essere lanciati non solo dai responsabili religiosi ma anche dai ragazzi che hanno le potenzialità per preservare la serenità e la pace del mondo”.

 

ALMENO CREDO

Un film di Gualtiero Peirce

Li abbiamo conosciuti bambini, in tre scuole religiose. Li abbiamo incontrati di nuovo dieci anni dopo. Questa storia è cominciata prima. E questa storia proseguirà ancora.

Avere fede. In Dio e negli altri, in sé stessi e nel futuro. Almeno Credo è un viaggio leggero e profondo nel cuore e nei pensieri di un gruppo di giovani di religioni diverse. E’ un cammino iniziato dieci anni fa da Gualtiero Peirce con Primo giorno di Dio, un doc-film che raccontò i primi incontri dei bambini con l’insegnamento della fede in tre scuole religiose di Roma. Per molti giorni la troupe restò nelle classi – “in religioso silenzio” – a osservare insegnanti e bambini che parlavano dell’amore, del diavolo, del rispetto, del paradiso, della creazione del mondo. Nonostante la diversità di luoghi, abiti e rituali, i bambini chiedevano di Dio le stesse cose e ricevevano risposte simili.

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Gualtiero Peirce è tornato ad ascoltarli a distanza di un decennio. Oggi il mondo è un altro, intorno e nel nome delle religioni sono successe tante cose, molte orribili. E intanto quei bambini sono diventati donne e uomini giovanissimi che iniziano a camminare da soli in una realtà sempre più tragica e complessa. Come in passato, anche stavolta il racconto è basato esclusivamente sulle loro voci, costruito come un dialogo a distanza. Spiegano di essere ancora guidati dalla fede, anche se talvolta ostacolata dal dubbio, sostenuti dalle proprie identità ma anche preoccupati per questo, spinti dai sogni e trattenuti dalle paure.
C’è Alessio che alle elementari non aveva mai voglia di indossare la kippah, un formidabile disco volante tra le sue mani. Alessio oggi ha scelto di andare a vivere in Israele: “La terra del popolo a cui appartengo”. E proprio lui risponde a distanza a Mohamed, che da piccolo giocava al computer per affrontare il ramadan e che oggi, avvilito, non trova le parole per spiegare il rapporto fra la sua fede e il terrorismo. Ci pensa Alessio, il giovane ebreo partito per Israele, con fede assoluta: “Chi collega la religione musulmana e il terrorismo commette un errore gravissimo, perché nessuna religione dice di uccidere”. E poi c’è Sofia, con la sua piccola croce al collo: da piccola diceva che Dio somigliava a Giulio, il suo compagno biondo di cui era innamorata. Oggi Sofia è felice di condividere con una sua amica turca un sentimento di fede che è “amore, soltanto amore”. E c’è Pietro, che quando la maestra, mostrando le braccia aperte di Cristo sulla croce, spiegò l’importanza dell’accoglienza disse – a sei anni – che “se stai con le braccia aperte e viene qualcuno a menarti non puoi difenderti”. Oggi Pietro conferma di avere ancora quella paura e che bisogna trovare un modo giusto per accogliere gli altri.

E ancora. Tasnim, orgogliosa del suo magnifico velo colorato, ma sconfortata dall’ignoranza della gente che non ha voglia di ascoltarla. Tasnim vuole fare la giornalista da grande, sua sorella Mariam la chirurga. E c’è la loro amica cara, Susanna, che il velo non lo indossa, suo padre è musulmano, sua mamma cattolica e lei sta scegliendo in piena libertà il suo cammino spirituale: “noi giovani dobbiamo imparare il rispetto, troppo spesso non lo conosciamo”. E poi Moris, che nella capitale d’Italia non va in giro con la kippah perché è pericoloso e che in prima elementare sapeva già che la mela di Eva è “il frutto della conoscenza”. Oggi Moris sta studiando per diventare un insegnante, “perché solo insegnando i valori fondamentali, il mondo puo’ migliorare”.

4Infine, insieme a molti altri, Safa e David, che sono veri anche se sembrano inventati. Lei musulmana, lui ebreo. Lei, dieci anni fa, era la più piccola col velo, lui uno dei bimbi più vivaci, con l’uomo ragno sulla sua kippah. Oggi vanno nella stessa scuola, l’istituto aeronautico. E condividono il medesimo sogno: diventare piloti. Sorridono seduti uno accanto all’altra: “Volare significa essere liberi”.

Parole luminose in tempi terribilmente oscuri. Sì, il mondo può essere salvato dai ragazzini.

25 Maggio 2017

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