Sensibile verso i più bisognosi, attento ai conflitti e alle grandi tragedie civili che colpiscono alcune zone della terra, desideroso di sostenere le vittime delle violenze perpetrate in nome della religione o di contribuire alla costruzione di scuole e ospedali nelle periferie del mondo. È il profilo del donatore dell’Obolo di San Pietro, con una provenienza geografica che va dall’Europa all’Oceania. “Ci siamo domandati ‘Chi è il donatore tipo?’, ‘Quali sono le motivazioni che lo spingono ad aprirsi verso il prossimo?’ – spiega il Sostituto della Segreteria di Stato vaticana, Arcivescovo Angelo Becciu – per far comprendere a pieno il significato dell’Obolo di San Pietro, l’aiuto economico offerto dai fedeli direttamente al Ministero universale del Santo Padre per le opere di carità”. La secolare colletta, che si differenzia dall’8×1000 destinato alla Chiesa cattolica, partirà in tutte le chiese italiane domenica 25 giugno 2017, in occasione della Giornata per la Carità del Papa. Tradizionalmente a Roma si svolge contestualmente alla Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, il 29 giugno 2017. Dal 2017, l’Obolo è diventato 2.0 grazie all’apertura del nuovo sito internet www.obolodisanpietro.va e dei profili social Facebook, Twitter e Instagram. Numerosi fedeli, dopo il lancio del sito e delle pagine social, hanno offerto direttamente online, attraverso la pagina dedicata ‘Dona’, il loro apporto concreto alle opere di misericordia, di carità cristiana, di pace e di aiuto alla Santa Sede. “Donare all’Obolo – prosegue l’Arcivescovo Becciu – è come quando un fedele dà un’offerta al proprio parroco e gli dice: ‘Usala per il bene della comunità’. Insomma, è un segno di solidarietà, lo stesso che compie il Papa per il bene della Chiesa universale”. I donatori 2.0 dell’Obolo di San Pietro – che possono donare via telefono o inviando la propria offerta direttamente al Santo Padre oppure, grazie al nuovo sito, donare on-line tramite bonifico bancario e carta di credito – provengono da tutto il pianeta con una quota significativa di fedeli italiani, statunitensi e tedeschi. Il 28% risiede in Italia, il 25% negli States e il 22% in Germania. Più bassa la percentuale di donazioni on-line che arriva da Brasile, Francia, Spagna e dal resto dell’America Latina (circa il 15%). Una quota minore copre il resto d’Europa e alcune zone di Africa, Asia e Oceania. Lo sguardo di quanti hanno effettuato donazioni in favore dell’Obolo di San Pietro è rivolto principalmente alle vittime dell’indifferenza globale: i poveri, i senzatetto, chi fugge dai conflitti, dalla carestia e dall’indigenza. Alcuni fedeli, ad esempio, chiedono di assistere i bambini siriani di Aleppo o i rifugiati che scappano dalla guerra civile in Somalia, scoppiata nel 1991 e tuttora in corso. Altri sottolineano la necessità di realizzare opere di misericordia come ospedali o scuole in Terra Santa. “Il donatore dell’Obolo – afferma l’Arcivescovo Becciu – è un cittadino globale e questo significa che la solidarietà non conosce confini. Invito i fedeli a scoprire le attività dell’Obolo di San Pietro e a riflettere sui messaggi del Santo Padre visitando il sito e i profili social. Noi fedeli dobbiamo prendere come esempio la vedova del Vangelo (Luca, 21,2-4) che, pur essendo povera, ha donato i suoi ‘due spiccioli’, al contrario di alcuni ricchi che hanno donato il loro ‘superfluo’. Ecco, aggiungo, un fedele deve imitare questa vedova nel sentire il desiderio di voler contribuire alla missione del Papa, ovvero al suo desiderio di venire incontro ai bisognosi. Un vero cristiano non può vivere di sola preghiera ma deve impegnarsi a compiere atti di carità e di generosità”. Significative le parole contenute nel saggio ‘L’Obolo di S. Pietro che cos’è?’ scritto dall’ex direttore della Biblioteca Apostolica Vaticana Igino Giordani, scomparso nel 1980: “C’è un Obolo di San Pietro, perché c’è un successore di San Pietro, che seguita a fare le veci di Cristo. E Cristo, per svolgere la sua missione di salvezza si degnò di aver bisogno dell’obolo di persone che capivano quel che Egli faceva”. Per ulteriori informazioni sulle attività dell’Obolo di San Pietro è possibile visitare il sito www.obolodisanpietro.va

23 Giugno 2017

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