Sabato 14 aprile ore 12.50 e 20.45, domenica 15 ore 12.50 e 20.30 – Un cuoco “etico”, affascinante e generoso, e una grande scrittrice cristiana:  Soul, il programma di interviste condotto da Monica Mondo su Tv2000,  sabato ospita Lorenzo Leonetti, domenica Maria Pia Veladiano.

Cucina e nuove opportunità per chi pensa di non averne più neanche una: così pensa e opera Lorenzo Leonetti, cuoco del Grandma di Roma, non “chef”, perché fare il cuoco vuol dire svolgere un mestiere, essere chef significa invece ricoprire una posizione. La cucina  significa  per Lorenzo mettersi al servizio del cliente, un mantra tatuato perfino sulla pelle coi simboli di un cucchiaio e una  forchetta che mostra con orgoglio sugli avambracci. Laureato in Scienze Politiche, la passione per la cucina ha subito avuto la meglio portandolo a viaggiare per il mondo. Nei Balcani ha lasciato il cuore ma ha riportato con sé sapori, spezie e la volontà di aiutare giovani più svantaggiati ad avere una nuova occasione nella vita. Un’esperienza al Gambero Rosso e il sogno di diventare chef stellato, hanno lasciato spazio al mettere la propria conoscenza a servizio di chi può averne bisogno. Tutto nasce dopo una visita all’interno di una piccola associazione della periferia romana con ragazzi che non avevano mai avuto un’opportunità, ma con la volontà di inserirsi nella società. Un percorso di formazione e l’occasione di diventare utili e operativi fin da subito all’interno delle cucine. Perché come anche Lorenzo afferma, “il miglior modo di fare politica e offrire un contributo alla società, è dare il buon esempio”.

“La cucina può offrire esperienze diverse all’interno dello stesso pasto, c’è la possibilità di viaggiare e di conoscere diverse culture, assaggiando cose diverse nello stesso locale”. “È facile offrire una cucina romanesca ottima, una cucina tradizionale italiana è già più complesso. Ma fare apprezzare una cucina estera è una bella soddisfazione per un cuoco”.

Nonostante le stelle che campeggiano accanto al suo nome, quello che più conta è avere un progetto: Un cuoco non può essere solo ed esclusivamente un commerciante che vende piatti o l’immagine di sé stesso. Deve costruire qualcosa, e questo me lo ha dato il mio background. Volevo usare il mio mestiere e metterlo a disposizione di chi può averne bisogno”.

Da questa riflessione nasce la collaborazione con Cies Onlus per l’inserimento lavorativo, e la mediazione linguistica. “Il progetto di formazione che abbiamo portato avanti ricade sui ragazzi che hanno la volontà di inserirsi a livello lavorativo. Per alcuni di loro è una seconda possibilità, per altri invece è la prima. Ragazzi tra i sedici e i ventisei anni che hanno dei trascorsi che non gli hanno permesso di essere semplicemente alla pari degli altri. Quindi noi diamo una seconda possibilità, io riesco a darla con la cucina”.

Un impegno cui i ragazzi rispondono con buona volontà perché “estremamente diligenti, e hanno una vitalità che, è scomodo da dire, non trovi in altre scuole di cucina.”

In un contesto multietnico, dove la globalizzazione facilita la conoscenza delle diverse culture, e al contempo appiattisce quella che è la propria tradizione, Lorenzo non ama particolarmente la cucina fusion perché “il fusion tende a dimenticare le tradizioni. Noi invece tendiamo a riscoprirle e a trasmetterle. Quando parlo con un ragazzo e gli dico di pensare alla propria cucina, io voglio che sia il ragazzo a raccontarmi quali sono le tradizioni che lo hanno portato fin qui, e poi a paragonarle con le altre. Nel sapore tradizionale il ragazzo riscopre quello che è stato, e riscopre che è l’altro. Quando ti presento una ricetta tradizionale e la compari con la tua, riesci a capire quali sono le differenze, ma soprattutto quali sono le somiglianze.”

 

Maria Pia Veladiano, vicentina, insegnante di lettere, ora preside, editorialista di Repubblica e Avvenire, filosofa, teologa… perché  dalla teologia non arriva “nessuna domanda profondamente umana che non sia anche una domanda profondamente cristiana, e chi pretende di contrapporre l’umano al cristiano non arriva da nessuna parte.”

Un percorso di formazione anomalo per una scrittrice tra le più stimate dalla critica e premiate dal pubblico. Il suo primo romanzo, La vita accanto, vince il Premio Calvino e arriva secondo allo Strega. Ma il successo non la isola in un’ élite culturale, ben piantata nella realtà grazie al rapporto quotidiano con gli studenti. Perché educare è la sfida più grande , come madre e come insegnante. La scuola come privilegio, passione, scoperta del mondo, dei propri talenti, ricerca di maestri, confronto con le grandi domande della vita, che ha cercato fin da ragazza scegliendo la filosofia, e poi la teologia, trovando nella fede le risposte che contano.  Nel suo ultimo romanzo, Lei, edito da Guanda, ha dato voce a una madre ragazzina che ha detto sì a Dio, diventando il punto d’incontro tra il Creatore e gli uomini: Maria, madre di Cristo, che si racconta in un monologo bellissimo. Maria con le sue paure, le sue inquietudini davanti a quel bimbo così diverso; Maria he ha cambiato la storia del mondo, e che nel suo dialogo con Dio di abbandona alla lirica, sciogliendo il suo tumulto in versi che anno echi sapienziali.

“Si è un po’ rotto il patto educativo tra la scuola e la famiglia soprattutto per paura. Le famiglie, e questo si sa dalle statistiche, non hanno più fiducia nel futuro. L’esperienza della scuola mi ha portato a vedere che ci sono famiglie anche “non canoniche” che funzionano, e altre canoniche che non funzionano. Quello che conta di più è la circolazione delle parole. Dove non si parla, non c’è via di uscita. I genitori hanno paura che il futuro dei figli non sia desiderabile o peggiore del loro presente, quindi confondono l’educazione con la protezione. Nessuno può essere protetto dalla complessità del  mondo, possiamo solo educare i ragazzi ad avere fiducia in loro stessi. La protezione uccide se fagocita la libertà”.

La figura della Madonna vive nell’ultima opera della scrittrice dal titolo “Lei”: “Mi sembrava che accadesse tutto quanto in quel momento, l’Annunciazione è il vero Natale. È il Natale di Maria. Lì capita qualcosa di straordinario, cioè che la libertà di una ragazzina che correva ogni tipo di rischio e che si assume ogni tipo di rischio.  E io penso che già nell’annunciazione  lei abbia detto di sì insieme a Giuseppe, perché Dio non può cancellare la promessa di una ragazza innamorata per un’altra promessa”.

 

 

 

12 Aprile 2018

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