“Pochi rifugiati vogliono tornare, perché hanno sofferto a causa della guerra”, affermano dalla Caritas del Medio Oriente.

 

Alcune settimane fa Papa Francesco ha incontrato la ROACO, l’organismo vaticano incaricato di fornire aiuti efficaci in Medio Oriente, sotto forma di borse di studio o assistenza sociale e sanitaria. Un sostegno che vuole attenuare l’esodo dei cristiani dalla culla della fede.

Negli ultimi anni, le guerre che flagellano Libia, Siria, Iraq o Yemen hanno causato una vera e propria catastrofe umanitaria. Le armi arrivano sempre, gli aiuti umanitari no. Come ha denunciato Papa Francesco in questo incontro.

Papa Francesco: “Gridano le persone in fuga ammassate sulle navi, in cerca di speranza, non sapendo quali porti potranno accoglierli, nell’Europa che però apre i porti alle imbarcazioni che devono caricare sofisticati e costosi armamenti, capaci di produrre devastazioni che non risparmiano nemmeno i bambini. Questa è l’ipocrisia della quale ho parlato”.

Karam Abi Yazbeck, Coordinatore regionale, Caritas Medio Oriente e Nord Africa: “C’è bisogno che personalità di alto livello denuncino questo. Sono pochissimi, forse nessuno, i leader che ne parlano, perché i presidenti e i governi fanno silenzio, avendo i loro interessi”.

Karam era presente quando il Papa ha criticato questa ipocrisia. Lui stesso è una vittima dell’industria delle armi. Ha sofferto sulla propria pelle la sanguinosa guerra in cui è stato coinvolto il suo Paese, il Libano, dal 1975 al 1990. Ora, come coordinatore regionale della Caritas in Medio Oriente e Nord Africa, riconosce nella sofferenza dei rifugiati provenienti da altri Paesi della regione lo stesso dolore che ha visto il suo popolo.

 Karam Abi Yazbeck, Coordinatore regionale, Caritas Medio Oriente e Nord Africa: “Io stesso ho sofferto. Ho perduto persone a me care durante la guerra e sono stato anche ferito. È stata un’esperienza terribile, non voglio ricordare quei giorni, ma posso identificarmi con le persone che stanno vivendo adesso questa situazione”.

La Chiesa è vicina ai più vulnerabili attraverso la Caritas, specialmente in contesti difficili come la Libia, lo Yemen, la Siria o l’Iraq, dove opera senza fare distinzioni di origine o religione. Anche il Papa vuole manifestare la sua vicinanza al martirio mediorientale e per questo ha annunciato che intende recarsi in Iraq il prossimo anno.

Karam Abi Yazbeck, Coordinatore regionale, Caritas Medio Oriente e Nord Africa: “La visita di Papa Francesco in Iraq potrebbe essere un segno di speranza per coloro che ancora vi restano e potrebbe trasmettere loro il messaggio di quanto sia importante che rimangano nella loro patria, perché questo è il loro Paese. Emigrare, partire e andare altrove potrebbe non essere la scelta migliore per loro”.

“Quasi nessuno di loro ha intenzione di tornare perché, comprensibilmente, hanno sofferto molto a causa della guerra, a livello psicologico. È orribile quello che hanno passato, specie negli ultimi tempi”.

La guerra e l’insicurezza nella regione hanno fatto sì che il numero di sfollati interni continui ad aumentare. Solo in Iraq ce ne sono tre milioni. Centinaia di migliaia sono vittime delle persecuzioni contro i cristiani, che lo Stato Islamico ha avviato quattro anni fa.

6 Settembre 2019

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