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“Andrò fino alla fine dei miei giorni a braccetto con la depressione”, così l’ex calciatore e allenatore, Aldo Agroppi, scomparso oggi all’età di 80 anni, raccontava alcuni anni fa in un’intervista a Tv2000 la sua convivenza con la malattia.
“La depressione”, sottolineava Agroppi, è “tremenda, non ti dà speranza o sorrisi. È la malattia dell’umore. Per fortuna mi aiutano i farmaci. Lo capisco che la vita è bella ma questa malattia non la riesco a sconfiggere”.

Qui la trascrizione integrale:
“Sapevo fare l’allenatore, avevo le capacità ma avevo anche molti limiti. Non sopportavo lo stress e la tensione. Per me durante la settimana era un accumulo di ansia che mi portava alla depressione. Io convivo con la depressione ormai da tantissimi anni. Il mio carattere è questo, sembro uno spavaldo e polemico ma dentro di me c’è un’anima che mi ha portato più di una volta ad essere debole. Sentivo che il motore si sarebbe fermato in questo mondo di pazzi, dove subentra la tensione quotidianamente. Nel rapporto con i giornalisti, con i tifosi, i presidenti e con la maggior parte dei calciatori che sono dei deficienti. Come fai? Con il carattere e i principi che ho io sono saltato. Ad un certo punto ho detto basta e me ne sono tornato a casa. Vivo in un anonimato tranquillo e dorme notti serene. Quando allenavo, non dormivo mai. Troppi pensieri facendo l’allenatore. Mi sono accorto ad un certo punto che non lo potevo più fare e mi sono ritirato”.

“Si convive male con la depressione. Io anche oggi continuo a convivere con questo demonio che è dentro, che ti attacca inaspettatamente senza un perché. Ti guardi intorno e non ti manca niente ma ti assale e non hai difese interne. Allora ti devi aiutare con dei farmaci. È il male dell’anima e dell’umore”.
“Tutte le mattine prendo degli antidepressivi e ansiolitici. E poi ancora il pomeriggio e la sera per dormire. Perché ormai la mattia si è accomodata dentro di me e non riesco ad eliminarla. Ci convivo ma non la vinco. La depressione ti annienta, ti invita a morire e non a vivere perché la libertà per un depresso è la morte non la vita. Per fortuna ci sono i farmaci che mi aiutano. La depressione è tremenda non ti dà speranza o sorrisi. È la malattia dell’umore. Lo capisco che la vita è bella ma questa malattia non la riesco a sconfiggere e ormai andrò fino alla fine dei miei giorni in questa maniera: a braccetto con la depressione”.

“Ho fatto la mia carriera con grandi sacrifici grazie a una moglie che ho sposato da 55 anni. Mi ha aiutato nei momenti difficili e ce ne sono stati molti. Sono andato anche a giocare in periferia. Oggi sono appagato perché ho fatto conoscere il mio carattere, la sincerità, l’umanità. Spesso parlo con la lingua ma parlo anche con il cuore e l’anima”.

2 Gennaio 2025

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