Domenica ore 9.20

Ciao Ragazzi! Sono Francesco, della redazione di Buongiorno Professore. Oggi volevo condividere con voi questa mia riflessione, visto il particolare momento storico che stiamo vivendo. Magari ne troverete spunto per parlarne in classe.

L’altra sera stavo casualmente leggendo un vecchio articolo conservato nel web, dove si raccontava di come oggi in alcune nazioni europee si starebbe verificando una rinascita di culti pagani e neo-pagani, talvolta anche in gruppi di dimensioni piccolissime, ma che ci riportano alla mente quello che accadeva nel periodo degli antichi greci.

In quel periodo infatti, con la pratica del paganesimo, ciascuno poteva “costruirsi la sua via alla spiritualità”, perciò proprio in Europa si finiva con l’adorare di tutto: la sacralità veniva riconosciuta negli oggetti naturali, nel mare, nelle montagne, nell’aria, nei fulmini. E di l’uomo non poteva utilizzare molte di queste forze naturali per i propri interessi, come per esempio per sfamarsi, riscaldarsi. Era il politeismo. Con la comparsa del monoteismo invece si è iniziato a riconoscere la Verità di un solo e unico Dio, quello che per i cristiani è il Dio fatto Uomo, Gesù, il Cristo. L’uomo fatto a sua immagine e somiglianza, che ci ha chiamato per la Nuova ed Eterna Alleanza.

Allora mi sono domandato: ma oggi, nelle nostre società sempre più inquiete, dove sempre meno si frequentano le Chiese o le parrocchie, che cosa si adora? Che cosa inseguiamo quando stiamo in gruppo, e condividiamo gusti e interessi con gli altri? Quando ci guardiamo intorno, che cosa ci sembra che la maggioranza delle persone insegua, o adori? Forse l’uomo, con i suoi difetti, i suoi errori, le sua vanità. Oppure con la totalità della sua ragione, del suo pensiero. Ma quale pensiero? La mia impressione è che spesso sono in molti a volerci convincere che non esiste il male, e che qualsiasi cosa si faccia è bene, soltanto perché viene dall’uomo. Che non esiste il peccato, ma solo l’arbitrio. E quindi che non esistano regole, né tantomeno gerarchie. Ecco, non sono le opinioni ma molto spesso i fatti che contraddicono questo modo di vedere le cose: sono lo sfruttamento, il malcontento, l’odio e la violenza, la mancanza di sentimenti di appartenenza o fratellanza che lo contraddicono.

Benedetto XVI sostiene che oggi la libertà nelle nostre società secolarizzate viene vissuta come risultato di una “sacralizzazione dell’immanenza”, che genera a sua volta coercizione spirituale sugli individui. Anche Papa Francesco ha ribadito questo concetto. Allora la domanda vera e che forse l’uomo oggi si deve porre è: ma è possibile vivere senza fede? Nel senso, non sentite anche voi questo bisogno di amore, di affetto, di stabilità del cuore, di trascendenza che supera quello che tocchiamo e vediamo, ma coglie il dono delle cose, la loro essenza. Non lo sentite anche voi?

È un fatto che oggi abbiamo numerose paure, di tutti i tipi. La prima che viene in mente alla luce dei fatti di Parigi è quella di essere attaccato, colpito, di subire violenza: legittima, scontata, giusta, quando però non si trasforma in un’ossessione, in qualcosa di insano. Zygmunt Bauman, un sociologo molto noto tra le altre cose per aver lanciato la definizione di società liquida, parla di “paura liquida”. La “società liquida” è una società priva di legami, aperta ma fragile, instabile, dove tutto cambia continuamente; e la paura liquida è di conseguenza la paura che si annida in mezzo a tutti questi cambiamenti. Così accade che proprio questa paura si posiziona proprio alla radice stessa di molti male, diventandone la causa stessa: l’immoralità, i cattivi comportamenti, il non rispetto delle regole. Fino ad arrivare alla noncuranza di sé, alla sregolatezza estrema. E si cerca rifugio in noi stessi, o in scappatoie fittizie. Come accade, per esempio, con la tecnologia: internet, cellulari, comunicazioni vorticose, fantasie e mondi immaginifici, che presuppongono tutto, senza eccezioni. E poi divertimento, sfrenatezza, edonismo senza limiti. E purtroppo, nelle insidie di queste scappatoie, c’è anche il male: purtroppo solo quando ce lo ritroviamo davanti ci ricordiamo che esiste.

Forse allora il problema è che non solo non sappiamo più riconoscere qualcosa di forte, di incredibilmente forte. Come lo è la bellezza della preghiera, come la misticità della vita, la potenza della fede e l’infinità del creato. Ma non siamo più nemmeno capaci di riconoscere Dio. Non sappiamo più chi sia, dove si trovi, perciò ci rifugiamo nelle spiritualità new age, nel nichilismo, o infine nell’auto-afflizione, quando non nell’autodistruzione.

E davanti alla morte ci troviamo completamente impreparati, e davanti al terrore e alla guerra, come quella che vediamo scorrere nei telegiornali e alla tv, finiamo nel baratro più oscuro, nella psicosi e nel terrore. Obiettivi perfetti per chi vive e combatte in funzione di un dio strumento di violenza, come un terrorista.

Eppure basta poco per introdurre Dio nelle nostre vite. Basta un po’ di forza, di fiducia, di coraggio, per riconoscere una presenza più grande che non solo vive al di sopra di noi e della nostre anime singolarmente, ma anche nella vita sociale, nei rapporti tra le persone, in ogni istante della nostra vita. Che è forse il sogno di un mondo migliore, ma è forse anche la speranza che in molti si portano nel cuore. Ecco, spero che questo possa farvi pensare: buona lezione.

Francesco Gnagni

11 Dicembre 2015