dal lunedì al venerdì ore 17:30

In studio con Gennaro Ferrara, la dottoressa Lucia Ercoli, Responsabile Sanitaria dell’Istituto di Medicina Solidale Onlus, ci racconta il vissuto quotidiano dell’edificio ex-Inpdap, occupato da oltre 400 persone nel cuore di Roma in Via Santa Croce in Gerusalemme, prima e dopo la riattivazione della luce nello stabile ad opera del Cardinale Krajewski.

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Evangelizzare con i gesti
L’evangelizzazione, in effetti, è sempre fatta da una comunità che agisce «mediante opere e gesti nella vita quotidiana degli altri, accorcia le distanze, si abbassa fino all’umiliazione se è necessario, e assume la vita umana, toccando la carne sofferente di Cristo nel popolo» (ibid., 24).
Vi incoraggio anche a perseverare nel vostro impegno, in stretta collaborazione con i membri di altre religioni e istituzioni, al servizio dei bambini e delle persone più fragili, vittime delle guerre, delle malattie, del traffico di esseri umani.
Perché la scelta per gli ultimi, per quelli che la società rifiuta e mette da parte è un segno che manifesta concretamente la presenza e la sollecitudine di Cristo misericordioso. Così, spinti dallo Spirito, potete essere servitori di una cultura del dialogo e dell’incontro, che si prende cura dei piccoli e dei poveri, per contribuire all’avvento di una vera fraternità umana.

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IN EVIDENZA

Lucia Ercoli: “Padre Corrado, un gesto che sa di Vangelo”

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Farsi compagni di viaggio
Farsi compagni di viaggio di chi ci sta accanto, in particolare degli ultimi, dei più dimenticati, degli esclusi: questo è il miglior modo per comprendere a fondo e con verità le diverse situazioni e il bene morale che vi è implicato.
Questa è anche la via per rendere la migliore testimonianza al Vangelo, che getta sulla persona la luce potente che dal Signore Gesù continua a proiettarsi su ogni essere umano. Proprio l’umanità di Cristo è il tesoro inesauribile e la scuola più grande, dalla quale continuamente imparare. Con i suoi gesti e le sue parole, Egli ci ha fatto sentire il tocco e la voce di Dio e ci ha insegnato che ogni individuo, anzitutto chi è ultimo, non è un numero, ma una persona, unica e irripetibile.
Proprio lo sforzo di trattare i malati come persone, e non come numeri, deve essere compiuto nel nostro tempo e tenendo conto della forma che il sistema sanitario ha progressivamente assunto. La sua aziendalizzazione, che ha posto in primo piano le esigenze di riduzione dei costi e razionalizzazione dei servizi, ha mutato a fondo l’approccio alla malattia e al malato stesso, con una preferenza per l’efficienza che non di rado ha posto in secondo piano l’attenzione alla persona, la quale ha l’esigenza di essere capita, ascoltata e accompagnata, tanto quanto ha bisogno di una corretta diagnosi e di una cura efficace.

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La carità non può essere neutra
Di conseguenza: la carità non può essere neutra, asettica, indifferente, tiepida o imparziale! La carità contagia, appassiona, rischia e coinvolge! Perché la carità vera è sempre immeritata, incondizionata e gratuita! (cfr 1 Cor 13). La carità è creativa nel trovare il linguaggio giusto per comunicare con tutti coloro che vengono ritenuti inguaribili e quindi intoccabili. Trovare il linguaggio giusto… Il contatto è il vero linguaggio comunicativo, lo stesso linguaggio affettivo che ha trasmesso al lebbroso la guarigione. Quante guarigioni possiamo compiere e trasmettere imparando questo linguaggio del contatto! Era un lebbroso ed è diventato annunciatore dell’amore di Dio. Dice il Vangelo: «Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto»

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17 Maggio 2019