Il fenomeno dei bambini soldato è ancora oggi un problema grave in molti paesi del mondo:  distrugge l’infanzia di 300mila bambini, costretti a compiere ogni tipo di atrocità e sfruttati come pedine per gli interessi dei più grandi. Solo in Africa centrale sono migliaia i minori schiavizzati come baby soldato dell’Esercito di resistenza del Signore di Joseph Kony.  Suor Rosemary Nyirumbe, Ugandese, definita eroe dell’anno da CNN nel 2007, inserita tra le 100 personalità più influenti del mondo secondo Time Magazine nel 2014, ha salvato oltre 2000 bambine-soldato che erano state sequestrate per divenire spesso schiave sessuali dei miliziani. Nel libro “Cucire la speranza” (EMI) Suor Rosemary ha raccontato la sua “battaglia” per recuperare la dignità di queste donne attraverso le “armi” del cucito e della cucina. Per Soul ha raccontato la sua storia e la storia delle “sue ragazze”, come le chiama lei, dalle quali hai imparato il perdono che riporta alla vita. In onda Sabato 15 su Tv2000 alle ore 20.30, al termine del documentario “Rosemary Nyirumbe. Cucire la speranza” che sarà trasmesso alle 19.00 

Gli inizi

srmarytrasmissLa prima volta che ho iniziato ad accogliere sono arrivate 220 ragazze, molte con bambini. A quel punto ho avuto paura perché non ero preparata e non sapevo dove mettere i bambini. Ho pensato che non dovevo avere paura perché potevo chiedere ad altre donne con esperienza di occuparsene tutto il giorno per poter dare un’opportunità a queste madri di ricominciare la loro vita. Erano donne tra i 17 e 25 anni, noi le abbiamo prese tutte.”

Ricucire le vite

“Ho deciso di raccontare la mia esperienza in un libro, utilizzando l’analogia dell’ago e del filo, perché in queste persone la vita è stata spezzata, hanno perso la speranza. Io sapevo che usando la macchina da cucire, le proprie mani, l’ago e il filo possono trovare un modo per rimettere insieme la propria vita, per farla vedere bella,  potevano ricucire la vita e renderla bella agli occhi degli altri

Il lavoro recupera dignità

Credo molto nell’etica del lavoro e tutti possono fare qualcosa in questo senso. Non avevo compassione di queste persone, ma sapevo che era importante la loro dignità. Era importante che tutti tornassero ad accertarle: una ragione per cui credo nella dignità del lavoro è perché attraverso il lavoro queste donne sono in grado di ricevere un’indipendenza economica che permette di auto-sostenersi, provvedere ai loro figli e contribuire all’economia, del paese e della società, anche a livello internazionale.”

L’accettazione

Essere di nuovo accettate è importante perché loro erano coi ribelli, che  insegnano loro solo a commettere atrocità e ad essere cattive con metodi specifici: molte sono state costrette ad uccidere i loro genitori o membri della loro famiglia, e questo viene fatto apposta in modo che le persone non accettassero più le bambine e le considerassero come delle assassine e delle persone da emarginare totalmente”.

Il perdono

srrosemaryÈ molto difficile perdonare chi ti ha reso così. Parlando con una persona che era stata catturata tra i ribelli, le ho chiesto cosa pensasse dei ribelli che le avevano rotto la mandibola e anche sparato. Lei mi disse “Anch’io vorrei che lui fosse perdonato perché noi vogliamo la pace”. Al momento questa donna era incinta e quando ha partorito ha chiamato il bambino Pace: così ho capito che dovevo credere anche io al perdono perché non sarebbe stata mai più la stessa dopo il danno che ha ricevuto, ma ha imparato il perdono

Perdonare anche sé stessi

Perdonare se stessi è il cammino più difficile: ha bisogno di un accompagnamento, di un accettazione, di qualcun altro che può aprirci le braccia e ci dica “io ti accetto così come sei e sono pronto ad aiutarti…non è colpa tua…sei stata costretta a fare quello che hai fatto, a commettere queste atrocità.” Molte di queste ragazze si sentono in colpa. Tra queste Sharon non riusciva a perdonarsi perché aveva dovuto scegliere tra salvare la sua vita o uccidere sua sorella, uccidendo così anche sé stessa. Le dissi che Dio aveva perdonato tutto perché lei era stata costretta a scegliere. Lei è cambiata oggi e ha recuperato sé stessa.”

Vedere la bontà di Dio ovunque

“Alle ragazze dico che in mezzo a tutte queste difficoltà e cose terribili devono vedere la bontà di Dio. Uno degli aspetti della bontà di Dio è che siano riuscite a fuggire e tornare alla vita. Inoltre, la presenza accanto a loro è fondamentale, per questo dico alle altre suore che la nostra presenza in mezzo a queste ragazze è un segno che noi crediamo in Dio, tutto si basa su questo: avrei potuto scegliere di essere in qualsiasi altro posto, ma ho scelto di essere lì in mezzo a loro.”

La salvezza nell’incontro

Credo che quello che salvi e che cambi sia un incontro, la compagnia, la presenza di qualcuno che capisce il valore che hai, ne sono molto convinta. Hanno bisogno di una figura, di madre, di qualcuno che possa insegnare a ricominciare ad amare “

Anche nel nemico la presenza di Dio

Alcuni di questi ribelli anche loro sono stati bambini soldato, rapiti e costretti a commettere atrocità. Forse anche loro hanno bisogno di perdono, questo bisogna pensare. Anche loro hanno bisogno di qualcuno che gli dica la verità. Un ribelle una volta si nascose nelle cucine, ero terrorizzata nel vederlo lì, ma ho pensato che dovessi vedere anche in quella persona  la presenza di Dio. Gli ho chiesto in modo gentile perché fosse lì, anche se avevo paura. Si stava nascondendo per non essere ucciso, per questo gli consigliai di andare via perché se i soldati del governo lo avessero trovato con me, mi avrebbero considerato complice e avrebbero ucciso tutti. Preso dalla paura, mi chiese del cibo e gli diedi qualche patata, qualche vestito, delle aspirine e dei farmaci, e  se ne andò via. Dopo pochi minuti l’ho visto ancora lì vicino ed avevo molta paura. Mi disse che non voleva lasciarmi nei problemi perché ero stata buona con lui, voleva fare qualcosa per me. Ha cercato di accendere un fuoco e fare qualcosa di concreto.  Queste persone hanno bisogno di un segno di bontà. Devo essere consapevole che sono debole e di non avere talvolta la forza di reagire.  Non possiamo giudicare le persone secondo principi generali, ma dobbiamo capire cosa le ha portate a quella situazione. Non posso dire che quello che hanno fatto sia buono, ma bisogna capire qual è la radice di questo male. È un modo di aiutare le altre generazioni perché non ripetano questi errori che sono capitati nel passato

Insegnare le cose piccole per ripartire

rsmrpunt“Tutte queste ragazze sono state prese nella loro infanzia e hanno perso la possibilità dell’istruzione. Non penso di potere insegnare grandi cose o grandi teorie, ma quello che posso insegnare sono cose semplici, cucire e cucinare.  Ho pensato alle cose che mi piace fare, i miei Hobby :   pulire, cucinare, fare le piccole cose di casa, e ho capito che potevo cominciare da questo per riproporre  una qualità e un valore alla giornata.

Le borse metafora di rinascita

Le ragazze fanno borse bellissime con le linguette metalliche delle lattine, che trovano  nell’immondizia o che ci portano. Ho avuto questa idea di trasformare l’immondizia in un tesoro. Perché tante donne vengono considerate immondizia dalla società e invece diventano belle come i lavori che fanno, mettendoci tanta energia.  Non è vero che non possono fare niente. Non devono fare lavori umilianti o prostituirsi, ma devono recuperare la loro dignità attraverso il lavoro delle cose pratiche e belle che imparano.”

La vocazione di Suor Rosemary

srmarypianoÈ una chiamata di Dio dall’infanzia: avevo 14, ero  una baby-sitter in quell’epoca e questo mi ha portato molto amore per i bambini. Io volevo continuare a stare con i bambini, anche diventando una suora. Questa situazione è difficile in Uganda, ci sono molti bambini di cui occuparsi. Ho capito che Dio mi chiamava ad  occuparmi di questi bambini e c’era questa congregazione che mi ha dato l’occasione.

Una determinazione di “famiglia”

La mia è una famiglia molto semplice:  mio padre era un falegname e mia madre era casalinga, non aveva ricevuto neanche l’istruzione. Mio padre lavorava in Congo lontano da casa, lo vedevo raramente, da qui ho capito quanto fosse importante il lavoro anche se loro volevano che tutti i figli andassero a scuola e  facevano i sacrifici per farlo. Mia madre diceva  che se papà  non avesse trovato i soldi per mandarci a scuola avrebbe venduto i vestiti e avrebbe girato persino nuda senza  pur di mandarci a scuola: era molto determinata.”

La Chiesa come sostegno

Io non potrei essere quel che sono senza il resto della Chiesa e la mia Fede in Dio, mi dà la forza di continuare a fare tutto questo. Nella mia diocesi l’Arcivescovo Jean Baptiste è stato di grande sostegno  tutto quello che facciamo, i nostri programmi e piani: lui ci sostiene e ci incoraggia.

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

12 Ottobre 2016