Arriva elegantissima, col suo sari fucsia scintillante, e il terzo occhio grandissimo, tra gli unici occhi che noi vediamo, Vandana Shiva, ma sprigiona un’energia e una forza che si direbbero virili, facendola arrabbiare, perché la lingua è figlia di cultura e pregiudizi antichi, mentre la fermezza, la caparbietà e il coraggio di questa donna sono tipicamente femminili. Sono le donne a portare avanti la vita, la tradizione, la cura, dell’uomo e della terra. Vandana è indiana, ed è l’ambientalista più nota al mondo. Attivista dunque anche politica, perché la sua visione del mondo contrasta con  la globalizzazione di un sistema capitalistico sempre più disumano e violento, verso la natura e i suoi figli. Vandana non ricalca stereotipi usati su questo paese continente che presenta sì sacche di povertà impensate, ma è innanzitutto tra i primi paesi più tecnologicamente avanzati.

Vandana viene da una famiglia benestante, progressista, perfino rivoluzionaria, per quel tempo, ha studiato in prestigiose università occidentali, ha tre lauree. Direttore del Centro per la Scienza, la Tecnologia e la Politica delle risorse ambientali di Dehradur, la sua città natale, è la teorica dell’ecologia sociale, ed è appena partita dall’Italia dove ha partecipato al terzo e nuovo incontro mondiale dei Movimenti Popolari, sul tema terra, casa, lavoro: l’ospite d’onore era papa Francesco, che non cela le sue simpatie verso questi alfieri della gente più umile, che aiuta a liberarsi dalle ideologie e cooperare insieme per il bene comune. Un dialogo sorprendente tra questa piccola e potente donna che, trasmesso da Tv2000 domenica alle 13 e alle 20.30 a Soul, con Monica Mondo.

Vandana Shiva e Monica Mondo
Vandana Shiva e Monica Mondo

Un giorno  Vandana è tornata a casa e ha visto “la” montagna, l’Hymalaya, ferita da slum, povertà, smog e ha preso la decisione della vita.

“Quando ho visto le mie foreste, le montagne, questi panorami che erano state distrutti dalle grandi multinazionali, mi sentivo come mutilata. Le foreste e i fiumi erano delle estensioni del mio corpo e per questo ho deciso che avrei dedicato tutta la mia vita per la protezione del creato. Seguendo le orme di Papa Francesco che oggi parla di Madre terra, posso dire che lei è la madre che ha mi ispirato negli ultimi 45 anni di attivismo: ho cercato di fare tutto per difendere non solo madre terra, ma tutte le comunità che contribuiscono al suo benessere.”

Terra Madre è il titolo di un suo libro best-seller e anche di un programma culturale e politico. Il  sottotitolo era Sopravvivere allo sviluppo. Perché, lo sviluppo uccide?

“Lo sviluppo nel suo significato intrinseco (il fatto che un seme diventi un fiore, un fiore diventi un albero, e l’albero diventi frutto, noi che da semi diventiamo persone) è un segno di vita e non distruzione. Ma quando l’economia si insinua all’interno di questo processo di sviluppo, da un punto di vista economico, cercando di definire le persone “sottosviluppate” e sfruttando il debito e la schiavitù per progredire, è una forma di morte: tutto ciò che viene deciso dalla Banca Mondiale, tutto ciò che viene deciso dalle grandi industrie, quello ha causato morte.

Lo sviluppo va tarato e adeguato alle diverse culture locali?

“Le comunità e le culture locali si sviluppano a partire dai terreni a disposizione, conoscendo bene i limiti di questo ambiente. Sappiamo perfettamente che se viviamo del raccolto e non innaffiamo i campi soffriremo di siccità. Se non cerchiamo di rafforzare i legami di una comunità, la comunità non ti aiuterà. Il nutrimento di una vita comune è  sempre stato l’obiettivo, mentre oggi le economie locali vengono surclassate dalle economie globali. Come se il dio fosse il denaro, e questo ha compromesso e distrutto qualsiasi ecosistema. Il 90% dell’ambiente naturale e antropico è stato distrutto, quanta distruzione continueremo a provocare? La vediamo o no la gente che affoga nel Mediterraneo? Sono le guerre, che hanno comunque sempre motivazioni economiche, ma anche l’economia fa guerra. Sicuramente le crisi dei profughi sono delle crisi umanitarie causate da economie malsane.

Dalla meccanica quantistica all’agricoltura e ai diritti umani, alla filosofia: , come si collegano nella sua vita questi argomenti?

shivater“Sono profondamente interconnessi, perché parlano dell’interconnessione della nostra vita. Io volevo studiare la natura e per questo sono uno scienziato, una fisica, però quando ho studiato non venivano insegnate determinate discipline. Per questo ho iniziato a studiare la meccanica quantistica, perché la teoria quantistica spiega che tutto è interconnesso,  che le foreste sono interconnesse con i fiumi, noi con la natura e noi tutti siamo interconnessi. La mia tesi di dottorato era sull’inseparabilità degli elementi . E’ quanto ci dice Papa Francesco, quanto hanno detto Mahatma Gandhi e i grandi pensatori e filosofi che hanno rivitalizzato l’umanità. Che sia ecologia, teoria quantistica o l’umanità tutto si racchiude in un’unità. Oggi invece siamo  ossessionati dal separatismo: lo definirei una sorta di cancro nei nostri cuori e nelle nostre società, un cancro per questo pianeta. L’unità, l’essere uno  è la sola soluzione e medicina per la terra e per l’uomo.

 Qual è l’obiettivo primo della sua battaglia realistica, possibile,  oggi?

“La mia battaglia è difendere la vita e la libertà. È un tema enorme ma necessario, perché nel momento in cui rifiuti la libertà sei morto o schiavo. In virtù della  tragicità di questa evoluzione della vita, ho assistito alla distruzione dell’agricoltura nelle terre da cui provengo: ho imparato a conoscere  le modifiche genetiche alle sementi già nel 1987, e ho deciso di dedicare la mia vita a proteggere i semi come fonte di vita e fonte di rigenerazione di vita. Per me mantenere l’integrità dell’ecosistema è un obbligo come scienziata  e come persona, il mio obbligo morale.   Non sa quanto sono aumentati i suicidi in India da parte degli agricoltori ridotti alla povertà per l’invasività di aggressive multinazionali,  la Monsanto, le grandi società chimiche che stanno distruggendo la nostra vita. Io invece voglio riunire le 300mila specie esistenti di semi per ritrovare la fonte della vita.”

Come si combatte contro i giganti?

“La cosa più importante nella lotta contro i giganti è che loro illusioni separatiste non devono influenzare quello che sono le tue credenze e sicurezze. Quando ci dicono che le piante non sono connesse, non centrano  con la nostra vita, che il modo in cui portiamo avanti l’agricoltura non influenza  la nostra vita, noi dobbiamo pensare che loro non sono creatori di vita. Il capitalismo è stato visto come forza trainante di questo mondo, ci ha dato tutto ciò che ci serviva. Davvero? Non dobbiamo far sì che le illusioni possano sopraffarci: ad esempio quando ci rendiamo conto che non abbiamo bisogno dei pesticidi in agricoltura possiamo tornare a quella biologica e organica. La libertà e la fantasia produttiva sono il risultato di questa incredulità alle illusioni.”

Quante volte le hanno detto che le sue  sono illusioni?

shivav“Ogni volta che coloro che forgiano le illusioni si sento minacciati da persone normali che dicono semplicemente la verità, anche quella scientifica. Ovviamente mi attaccano con le solite  frasi, come se fossero dei pappagalli. Innanzitutto cercano di sbianchettare da Wikipedia tutte le lauree che ho conquistato, perché che anche una laurea o un dottorato possono mettere in discussione le illusioni di questi giganti. Poi mi dicono che i suicidi degli agricoltori in India non sono collegati alle loro politiche. Abbiamo portato in tribunale la Monsanto accusandola di aver agito contro l’umanità e il creato, altra cosa che loro negano. Ma io ho capito ben presto grazie ai miei genitori che se vivi seguendo una determinata convinzione nessuna forza riuscirà a destabilizzarti. Io cerco dunque di vivere seguendo ciò in cui credo.  Speriamo che la realtà a lungo termine mi dia ragione. Dopo 100 anni di genocidio,  a questo ecosistema dobbiamo saper dire basta.”

Che famiglia è la sua?

“Sono stata molto fortunata, ho dei genitori che erano molto “ecologici”, ci hanno educati nella verità e nella libertà, parlandoci della bellezza e della varietà della vita. I miei genitori erano entrambi a favore del movimento femminista già prima che questo termine fosse coniato, erano contro le caste in India,  erano sempre semplici ma non semplicistici. Cercavano di condividere tutto e mi hanno insegnato che la vita è questa condivisione, non arrogarsi dei diritti per sé.”

Un’eccezione nella  realtà indiana che conosciamo, che raccontiamo?

“Devo dire che i media globali cercano di distorcere l’immagine di tutte le culture. L’India viene descritta come il super potere del futuro o come il luogo più povero al mondo. Le donne indiane per i media globali sono ignoranti e oppresse: n è sempre così, e ho detto che ho avuto una famiglia speciale, ma anche le donne nelle condizione più debole e faticosa possono essere straordinarie nel modo in cui riescono a sprigionare il meglio di sé, nel difendere le proprie capacità, nel combattere per i propri diritti.”

Anche in Italia i pregiudizi e le semplificazioni a volte servono per ridurre la portata di una affermazione o di una posizione culturale. È uscito in questi giorni il suo ultimo libro tradotto e pubblicato dalla EMI, La terra e i suoi dirittiLa mia lotta di donna in un mondo più giusto. Le chiedo, in che senso sfruttare la terra significa sfruttare le minoranze più deboli e quindi anche le donne?

“Le società sono sempre state patriarcali, hanno detto sempre che le donne non sanno, le donne non producono, le donne non possono, mentre le donne non sono semplicemente la forza creatrice, ma anche il motore che ci permette di combattere le crisi perché lì dove tutto sembra perso loro cercano comunque di forgiare la pace, di portare qualcosa in tavola e di creare le basi per il futuro: sono queste le basi di cui abbiamo bisogno, della costanza, della perseveranza delle donne poiché questa terra è fondamentalmente femminile, dobbiamo diventare tutti ecofemministi , anche gli uomini.

Qual è l’apporto femminile nell’utilizzo delle risorse naturali?

shiva_bis“Se guardo che cosa è successo in questi 200 anni di illusione capitalistica vedo la devastazione di una terra con le sue risorse naturali è solo da sfruttare. Le donne hanno contribuito ad un’economia circolare, rigenerativa. Le donne mettono  da parte dei semi con intelligenza perché sanno che questi semi potranno servire per il prossimo raccolto, e allora sono le donne a garantire il futuro di determinate società. le donne fanno una selezione a favore della vita, la conoscenza e l’esperienza delle donne è fortemente legata ai rapporti con la natura, ai rapporti interpersonali.”

Lei viaggia in tutto il mondo, la povertà ha le stesse facce e le stesse cause? E soprattutto povertà materiale e culturale sono sinonimi?

La povertà è un invenzione dello sviluppo e della crescita a tutti i costi perché tutte le culture hanno sempre trovato un modo per superare le capacità della natura di fornire gli alimenti, l’acqua, i rifugi. Ci sono stati  momenti in cui questi beni scarseggiavano ma si è sempre riusciti a superare anche le carestie. Quello che dobbiamo  cambiare è il concetto di povertà abbinato allo sviluppo. Se non pianto gli alberi non riesco ad avere crescita, se tutte le persone sono depresse all’interno di una società non si impegneranno a favore della crescita. La povertà è sicuramente materiale e dipende dal fatto che le capacità della natura di nutrirci sono state costantemente distrutte. E’ una povertà fondata sull’ingiustizia.  Io sto collaborando col governo del Buthan che sta operando per trasformare tutte le proprie agricolture in biologiche. Ovviamente non stanno cercando di misurare il loro PIL,  ma il loro prodotto interno di felicità. Guardate per esempio l’America: è il paese più ricco al mondo, ma con gli adulti e perfino i bambini che dipendono dagli antidepressivi. E’ è una società impoverita che è stata fondata sul dio denaro e che cerca di fare leva sulla povertà materiale e sulla povertà culturale.”

La globalizzazione è un concetto negativo per molti, però ha permesso la diffusione delle medicine, ha permesso  a lei di studiare, ha permesso la possibilità di comunicare attraverso i media…

“Io faccio una distinzione, anche nel 1974 io potevo andare sicuramente andare in Canada per studiare, e non esisteva il termine globalizzazione. Bisogna distinguere tra la globalizzazione imposta, che porta alla globalizzazione dell’indifferenza e degli strumenti malsani , che dà la libertà alle industrie di distruggere il nostro pianeta e questo non è il tipo di globalizzazione che ci aiuterà ad affrontare il futuro. Ovviamente ognuno deve essere libero e la mia libertà è definita dal fatto che io riconosca quella degli altri. Una concezione planetaria del fatto che viviamo sullo stesso pianeta, condividiamo una stessa vita, che condividiamo il diritto di poter essere nelle nostre case, nei nostri paesi, nelle nostre culture, e possiamo interagire con le altre culture, questa è la globalizzazione che ci serve e questa è la globalizzazione che ci ha permesso di studiare e crescere e andare avanti. Io voglio interagire con tutti, ma non voglio colonizzare nessuno.”

Oggi, nel concreto, se ho il problema di sfamare una comunità, non è meglio il riso OGM piuttosto che il nulla?

shivater“Il cosiddetto Golden Rice lo stanno ancora sperimentando.  Il nutrimento di tutto il pianeta è stato violentato e annientato  dalle monoculture OGM. Un po’ più di vitamina E per alcuni significa meno vitamine di altro tipo, perché tutto ciò che è geneticamente modificato offre delle proprietà nettamente inferiori rispetto a quelle che troviamo in natura. Perché dovremmo sposare delle monoculture che distruggeranno la diversità. Noi abbiamo bisogno della diversità nelle nostre aziende agricole, nella nostra economia e nel nostro mondo. La ricchezza naturale proviene dalla biodiversità. E’ la diversità all’interno della dieta di tutti i giorni a combattere la fame. Attualmente ci sono degli alimenti che possono sfamare due volte il nostro pianeta. Dobbiamo tornare indietro all’agricoltura biologica, ridonando al terreno ciò che ci ha donato a sua volta, dunque risolvendo il problema delle desertificazioni, della fame, dei profughi.”

Le è in sintonia con la cultura cristiana, so che c’è un lavoro comune con le Caritas locali in Africa e in India. Il Papa però nella Laudato Si’ dice che molti ecologisti difendono accanitamente l’ integrità ambiente e poco quella della vita umana…. “Quando la tecnica non riconosce i principi etici, finisce che considera legittima ogni pratica. Spesso si giustifica che si oltrepassino tutti i limiti quando si fanno esperimenti sugli embrioni”. E’ d’accordo?

Non è mai esistita una separazione tra umanità e terra. Non importa che io abbia studiato le teorie quantistiche o il mio impegno a favore dell’ecosistema. La giustizia ecologica è quella che determina la nostra vita, e sicuramente significa non competere gli uni contro gli altri, ma difendere le libertà di questa unica famiglia terrena. Non esiste una diversità fra il creato, i diritti della terra e i diritti umani, non esiste una separazione. “

C’è molto in comune tra lo sfruttamento delle risorse naturali e lo sfruttamento della persona manipolata fino all’eugenetica?

“Quando ho iniziato a studiare ingegneria genetica volevo tornare alla basi, cercavo di studiare la biologia molecolare come è stata inventata e come si è sviluppata e ho visto che non c’è mai stata una vera e propria separazione tra l’ingegneria genetica applicata alla natura e poi all’uomo. Il determinismo genetico che sta stravolgendo questo pianeta e il fatto di pensare che tutte le persone possano essere manipolate fino all’eugenetica, il fatto che tutti dobbiamo essere biondi con gli occhi azzurri, sono la stessa forma di oppressione dell’umano.  Io invece adoro la mia pelle scura, adoro i colori nelle persone, adoro i miei capelli bruni, adoro che tutti siamo diversi gli uni dagli altri. L’eugenetica è la negazione di questa diversità. Sono convinta che quello che ci sembra inevitabile non è altro che una costruzione imposta dai giganti che cercano di dominarci. Come possiamo creare un mondo più autentico? È questo quello che ci dobbiamo chiedere e per cui dobbiamo impegnarci, senza cedere mai.”

 

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11 Novembre 2016