Si può essere infelici quando si è una rockstar amata in tutto il mondo? Evidentemente, quando le luci della ribalta non sono in grado di darti quel plus dalla vita, essere un cantante famoso che ha calcato i palchi mondiali insieme ai grandi del rock non basta più. Questo il tumulto interiore di Francesco Lorenzi, cantante della band The Sun che ha abbandonato la via “dei lustrini” per trovare una dimensione musicale, ma soprattutto umana, che avesse un senso. In principio erano i Sun Eats Hours, rock band vicentina capitanata da Francesco, conosciuti in tutto il mondo e supporter di band internazionali del calibro di The Cure, The Offspring, Misfits, Muse, Deep Purple. Riconosciuti anche dal MEI come “miglior punk rock band italiana nel mondo”, i ragazzi avevano all’attivo quattro album autoprodotti e distribuiti in Europa, Giappone e Brasile. Poi la svolta. Francesco scopre che il successo tanto agognato non è poi fonte di felicità, né sostiene davvero il rapporto di amicizia che lega la band. Inizia dunque un cammino spirituale alla ricerca di sé stesso, riavvicinandosi al Cristianesimo. Dapprima in solitaria, poi condiviso anche dagli altri membri del gruppo. È da qui che ripartono i The Sun, come oggi sono conosciuti, partecipando alle Giornate della Gioventù, un viaggio in Terra Santa, e sostenendo molteplici realtà solidali. Soprattutto cantando in italiano, una scelta controcorrente, per comunicare e far capire a tutti che la vita rigenerata è una possibilità.

Perché la musica è un’armonia, soprattutto per Francesco, “un’espressione assoluta di tutte le emozioni che possiamo vivere e condividere nella vita. È un mezzo principe che ci è stato donato da Dio”.

La musica è un’espressione, come il rock del resto, che da sempre è emblema di rivoluzione, ribellione, e che spesso viene visto in una accezione pericolosa, tenebrosa: “Ognuno ha un’idea e una visione diversa della musica rock. Nel mio caso io l’ho sempre associata alla vivacità, all’entusiasmo, all’energia. Purtroppo ci sono pareri discordanti in questo senso.  Possiamo vivere il dissenso e la critica in milioni di modi. Per me il rock era libertà, ed era la possibilità anche di dire a gran voce quello che pensavamo”.

Una vita ribelle, tipica di chi fa del rock la propria bandiera. Ma nonostante il successo, la vita del frontman è costellata di luci e ombre. Un’insoddisfazione umana. “Avevo iniziato a suonare molto giovane, e nel giro di pochi anni avevo realizzato tanti sogni. La musica mi stava dando quello che cercavo. Però mi mancava sempre la pace, la serenità, una pienezza, e lo percepivo. Mi faceva soffrire questo vuoto, anche se avevo realizzato i miei sogni. Non capivo perché non ero felice. Ho cominciato a farmi mille domande sul senso della vita, l’amore, l’amicizia, il senso della musica. Perché vedevo piano piano un mondo luccicante che si sgretolava. La nostra amicizia rischiava di sgretolarsi, ed era la cosa che mi faceva più soffrire. L’amicizia era passata in secondo piano. Dove si può andare se non c’è sincerità e fraternità autentica?!”

La famiglia diventa quindi l’unico punto fermo per Francesco in questa transizione. E sebbene in passato non sia stato attratto dalla Chiesa, e dalla figura dei preti, colpevoli di dire cosa fare senza dare risposte, l’incontro con Cristo è stato il momento che ha stravolto la sua vita. “Non volevo più rappresentare un modo di vivere che portava all’autodistruzione. Anche se io non avevo una vita fatta di eccessi, però rappresentavo un stile che portava tanti ragazzi a dimenticarsi di loro stessi, e la loro preziosità.

Parte da qui la svolta, e nonostante le prime reticenze, anche il resto della band inizia a seguire Francesco in questo cammino di purificazione. Molti i dubbi e le preoccupazioni, eppure il mondo cattolico li accoglie e li invita ovunque. “Inizialmente è stato assurdo perché il nostro vecchio mondo ci rifiutava, ma anche tutto l’ambiente della Chiesa. Poi a un certo punto i risultati, l’amore di tanti giovani, le conversioni, hanno iniziato a parlare per noi. Ringrazio il  cardinal Ravasi che ha compreso la verità di quello che noi stavamo vivendo. E questo ha creato un ascolto da parte del mondo cattolico. Oggi abbiamo un pubblico di giovani, ma è anche trasversale, va dai 3 ai 75 anni…è la musica. La musica deve parlare a tutti”.

Venti di anni di attività e di successi, che quest’anno porteranno i The Sun in un tour celebrativo: “Celebrare. Festeggiare. Rigenerarsi. Abbracciarsi. Fermarsi un poco, per non fermarsi mai. La fedeltà è un’amicizia oltre il tempo. La fedeltà è un progetto, un talento. Questi siamo Noi.”

 

9 Febbraio 2018