Ilario, nato a Poitiers, in Francia, intorno al 315, era un pagano che cercò il senso della vita dapprima nelle dottrine neoplatoniche, poi – dopo la lettura della Bibbia – nel cristianesimo.

Dal IV al VII secolo, l’eresia ariana imperversò sia in Oriente che in Occidente: elaborata dal monaco e teologo Ario, questa teoria sosteneva che la natura divina di Gesù fosse sostanzialmente inferiore a quella del Padre e che il Verbo di Dio non fosse eterno e increato.

L’obiettivo dell’imperatore Costanzo fu quello di unire l’Impero sotto il pensiero ariano, ma gli ostacoli si chiamavano Sant’Atanasio in Oriente e Sant’Ilario in Occidente: il Vescovo di Alessandria e il Vescovo di Poitiers vi si opposero con forza e determinazione, ma con la mitezza della carità e della santità.

Fra i suoi molteplici scritti troviamo il Commento al Vangelo di Matteo: il più antico in lingua latina. Con l’intenzione dunque di ristabilire l’unità della Chiesa sulla base della retta Fede formulata dal Concilio di Nicea, scrisse la sua opera dogmatica più celebre: De Trinitate.

13 Gennaio 2020