Lunedì-sabato: 8.30, 12, 14.55, 18.30 e 20.30. Domenica: 18.30 e 20.30

Salgono sempre di più le quotazioni del fronte anti Unione Europea nel referendum del 23 giugno. E con esse cresce il nervosismo per mercati finanziari e operatori economici. In tutta Europa. La tensione non riguarda solo la Gran Bretagna che fra meno di 2 settimane potrebbe lasciare l’UE.
Gli ultimi sondaggi demoscopici e i dati degli allibratori segnalano un’avanzata degli euroscettici nonostante i laburisti, i liberali, i nazionalisti scozzesi e il Governo chiedano di restare nell’Unione Europea. Spaccato invece il principale partito, quello Conservatore. L’esito del voto è davvero sul filo di lana.
Il quadro economico europeo è fragile e il rischio di Brexit aggiunge ulteriore tensione ad un contesto complicato. A risentirne ieri le borse europee, tutte in rosso. Sotto pressione, in particolare, i titoli bancari un po’ ovunque e quelli Italiani, in particolare.
Ma anche la politica accusa il colpo: da diverse parti nel Vecchio Continente si teme l’effetto domino, con la fuoriuscita dall’Unione Europea anche di altri paesi in caso di vittoria del Brexit.
Il governo tedesco, per bocca del ministro degli Esteri fa sapere che dopo un’eventuale abbandono della Gran Bretagna il processo di integrazione Europea si fermerebbe, mentre il titolare delle Finanze, Schauble, avverte:
“Dentro vuol dire dentro, fuori è fuori”
Insomma secondo il falco tedesco, una volta usciti si perde anche il diritto di scambiare liberamente beni e servizi con gli altri 27 membri dell’UE, non si può stare con un piede dentro e l’altro fuori, né tantomeno fare dietrofront.

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

11 Giugno 2016

  •