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Al grande incontro di preghiera per la riconciliazione nazionale che si terrà il prossimo 8 settembre a Villavicencio “saranno presenti circa 6 mila persone in rappresentanza di tutto il Paese, che ha contato oltre 8 milioni di vittime” nei decenni di continue violenze. Lo ha annunciato il presidente della Conferenza episcopale colombiana e arcivescovo metropolita di Villavicencio, mons. Oscar Urbina Ortega, in un’intervista al Tg2000, il telegiornale di Tv2000, in merito ad una delle tappe del viaggio di Papa Francesco in Colombia.
“Molte persone – ha proseguito l’arcivescovo al microfono dell’inviato Maurizio Di Schino – hanno vissuto diverse violenze: sono stati cacciati dalle loro proprietà, sequestrati in cambio di denaro o hanno avuto familiari uccisi. Qui a Villavicencio abbiamo circa 70 mila persone che sono state cacciate dalle loro proprietà: contadini che ora sono in città senza un’identità, sono come sconosciuti. Nei loro territori avevano al contrario delle identità precise”.
La visita del Papa, ha sottolineato l’arcivescovo, è “importante perché stiamo cominciando il cammino verso la riconciliazione. E’ un cammino lungo che bisogna fare con pazienza e tenendo presente l’esperienza della guerra”.
“La guerra – ha aggiunto l’arcivescovo – è diventata come una scuola di pace perché ci dice quello che non dobbiamo ripetere. Dobbiamo avere il coraggio, come ci dice il Papa, di perdonare”.
“Aspettavamo la visita del Pontefice da tanto tempo – ha raccontato mons. Urbina Ortega – Qualche anno fa gli abbiamo chiesto di venire perché eravamo ancora nel processo di ricerca della pace. Lui ha seguito con molto interesse il lavoro del governo e della Chiesa”.
Nel processo di riconciliazione, ha sottolineato l’arcivescovo, “il Paese è diviso: c’è chi ha paura e chi cerca un confronto. Ci sono anche tante altre persone che non si mobilitano per percorrere questa via. Penso che il Papa con la sua presenza, con la voce, le sue parole ci darà il sostegno necessario per riprendere questo cammino di riconciliazione”.
“Dobbiamo cominciare a restaurare la nostra nazione – ha concluso l’arcivescovo – camminando insieme e perdonandoci a vicenda. Dobbiamo avere un’idea comune del nostro Paese. Il primo passo è ricordare, far memoria delle violenze subìte attraverso il perdono. Ci sono tante persone e gruppi come i guerriglieri, i poliziotti, i paramilitari, le vittime che oggi hanno cominciano ad accogliere gli altri, organizzando insieme programmi dedicati all’agricoltura”.

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5 Settembre 2017

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