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70 anni fa, il 21 maggio 1945, moriva a soli 23 anni Aldo Gastaldi, nome di battaglia “Bisagno”, considerato da molti “il primo partigiano d’Italia”. Insieme al nostro Vincenzo Grienti riscopriamo la sua storia attraverso testimonianze e documenti inediti che parlano della sua vita, tratte dal film documentario “Bisagno” che il regista Marco Gandolfo ha dedicato a questo eroe della Resistenza.

La storia inizia l’8 settembre 1943. Il sottotenente Aldo Gastaldi, del XV Reggimento Genio, è di pattuglia a Chiavari quando arriva la notizia dell’armistizio. Non appena viene a sapere che i tedeschi hanno occupato la caserma fa nascondere le armi agli uomini che ha con sé, poi li lascia liberi di andarsene. Lui è tra i primi a salire in montagna: forma un nucleo partigiano a Cichero e nel giro di pochi mesi diventa il comandante più amato della resistenza in Liguria.
Bisagno interpreta il ruolo non come potere, ma come servizio; è il primo ad esporsi ai pericoli e l’ultimo a mangiare, riserva a se stesso i turni di guardia più pesanti. Si conquista così l’amore e la stima degli uomini e delle popolazioni contadine, senza il cui sostegno la lotta partigiana sarebbe stata impossibile.

Temuto e rispettato anche dai nemici, riesce a far disertare un intero battaglione della Divisione “Monterosa”, il “Vestone”, che passerà poi tra le file partigiane da lui comandate. Cattolico, apartitico, con un carisma straordinario, si oppone con decisione ad ogni tentativo di politicizzazione della resistenza tanto da diventare un ostacolo ai piani dei partiti membri del CLN, che tentano di ridurne l’influenza. Nei giorni successivi alla Liberazione Bisagno per garantire l’incolumità di alcuni suoi partigiani, ex alpini originari del Veneto e della Lombardia, li riaccompagna personalmente a casa. Poi il dramma: il mistero della sua morte il 21 maggio 1945 a Desenzano del Garda, dopo aver riconsegnato alle famiglie tutti i suoi uomini.

La relazione ufficiale, redatta dal commissario politico della Divisione, parla di una caduta accidentale dal tetto
del camion utilizzato per il viaggio; in realtà la dinamica dell’incidente non è mai stata chiarita in modo convincente e molti hanno subito sollevato dubbi sul reale andamento dei fatti. Al funerale a Genova partecipa una folla impressionante.

Vincenzo Grienti

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21 Maggio 2015

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